Acquedotti: 12 milioni per sistemarli

Giovedì 30 Maggio 2019 di Francesco Campi
Acquedotti: 12 milioni per sistemarli
ROVIGO - Furono 48 ore di passione: dalle 15.30 circa di martedì 30 ottobre a poco dopo le 18 del giorno dopo, i rodigini e altri oltre 20mila polesani dei comuni limitrofi, rimasero completamente a secco, mentre nelle 22 ore successive dai rubinetti uscì acqua non potabile, con l'arrivo delle autobotti e la distribuzione di bottiglie, fino alle 15.30 di giovedì 1 novembre. Sono passati sei mesi e Acquevenete fa il punto «sugli interventi già realizzati e sui consistenti investimenti messi in programma per il potenziamento delle centrali sull'Adige: nuove opere per un valore che supera i 12 milioni di euro, alcune delle quali già avviate, in parte sostenute dalla Regione nell'ambito  della gestione emergenziale che ha visto la nomina del governatore Luca Zaia a commissario delegato ai primi interventi urgenti di Protezione civile».
GLI INTERVENTII primi riguardano proprio la centrale di potabilizzazione di Boara, che andò in tilt, fu spiegato a causa di valori «particolarmente anomali di alluminio e ferro». Sono già ultimati gli interventi per l'impianto di rilancio in rete e di ripristino del serbatoio pensile, per 800mila euro. In fase di appalto, invece, l'adeguamento dei decantatori per aumentare le capacità di trattamento, del costo di 1,5 milioni. Altri 5,5 milioni costa poi il progetto per il potenziamento della centrale per «realizzare nuovi comparti di processo (chiariflocculazione e filtrazione a sabbia), per garantire la potenzialità necessaria alla dismissione della centrale di Occhiobello e per creare una filiera parallela di processo».
LE FONTIMa Acquevenete sta lavorando, sottolinea, anche «sulle fonti di approvvigionamento, con due obiettivi principali: rifornire per quanto più possibile il Polesine con acqua pedemontana, proveniente dalle fonti di Carmignano di Brenta, in provincia di Padova, secondo quanto previsto dal Mosav, il Modello strutturale degli acquedotti del Veneto, e potenziare nel contempo le centrali sull'Adige. L'Adige infatti sarà ancora strategico nei prossimi decenni e sarà chiamato gradualmente anche a rimpiazzare l'approvvigionamento di acqua dal Po che è ben più esposto al rischio di inquinanti emergenti. Per lavori di potenziamento della centrale di Cavarzere, necessari a ricevere la fornitura di acqua pedemontana attraverso il Mosav, sono già stati stanziati 380mila euro: il progetto esecutivo è già pronto e l'intervento è ora in conferenza di servizi pre-gara. Lavori per 680mila euro per l'adeguamento delle opere di presa delle centrali di Badia e di Cavarzere: anche questo intervento è già stato aggiudicato.
L'ESCAVAZIONEIn esecuzione anche un intervento di escavazione dell'alveo dell'Adige in corrispondenza della centrale di Badia, per circa 200mila euro. Tre ulteriori interventi riguarderanno le tre centrali sul lato padovano: complessivamente 3,2 milioni di euro saranno investiti per le centrali di Piacenza d'Adige, Vescovana e Anguillara Veneta». Dei 60 milioni di metri cubi di acqua erogati annualmente da Acquevenete, 25 milioni vengono prelevati dal'Adige con le sei centrali di Badia Polesine, Boara Polesine, Cavarzere, Anguillara, Piacenza d'Adige, Vescovana, altri 12,5 milioni dalle sei centrali sul Po, tre delle quali prelevano acqua da pozzi, Occhiobello, Castelnovo Bariano e Polesella, e tre acqua superficiale, Canalnovo, Corbola e Ponte Molo, 11 milioni vengono prodotti dal campo pozzi a Carmignano di Brenta , 10 milioni sono acquistati da altri gestori e 1,5 milioni arrivano da pozzi sui Colli Euganei e Berici.
Francesco Campi
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