L'elica di un "Liberator" americano abbattuto nel 1944 integrata nel monumento ai Caduti

Martedì 9 Novembre 2021 di Anna Nani
Dietro la bandiera italiana si scorge l'elica del bombardiere americano

PORTO TOLLE - «Abbiamo inaugurato un pezzo della nostra storia, speriamo sia da testimonianza per noi così come per le future generazioni». Nelle parole del sindaco Roberto Pizzoli si racchiude il senso delle celebrazioni della Festa dell’Unità nazionale, Forze armate e commemorazione dei Caduti in guerra. Il Comune di Porto Tolle ha tenuto a Tolle la celebrazione del 2021 poiché nell’occasione è stata inaugurata l’elica del quadrimotore B-24 “Liberator Jenny Ann” atterrato nello Scano Canarin il 20 ottobre del 1944 e integrata ora nel monumento.
Dopo il raduno delle associazioni combattenti nel piazzale di fronte alla chiesa, il corteo si è mosso nel paese preceduto dalla banda della città di Porto Viro. Prima della messa in suffragio dei Caduti, spazio all’Alzabandiera e agli onori per la Patria sull’inno di Mameli. Al termine della liturgia si è ricompattato il corteo sotto l’egida di Graziano Gibin, presidente dell’associazione Combattenti deltina per la deposizione della corona di alloro al monumento ai Caduti. È seguito quindi il momento più emozionante: lo svelamento dell’elica, mentre in cielo svettava un Cessna L-19 “Mekong Mauler”(operante in Vietnam nel 1968), pilotato da Andrea Rossetto dell’associazione HAG - Historical Aircraft Group Italy di Cesena.
Un modo per rendere omaggio e onore a quel pezzo di aereo ritrovato dopo innumerevoli ricerche da parte dell’associazione di Rovigo “Aerei perduti”. L’elica è stata così rimessa a nuovo per essere trasformata in un monumento alla memoria di un gesto compiuto quasi 80 anni fa, quando Giovanni Siviero Cicolani, pescatore di Scardovari insieme ai fratelli Mantovani di Goro nascose dapprima parte dell’equipaggio del Liberator per poi scortarli in barca a Cesenatico. 

IL RITROVAMENTO 

A scoprire l’elica restaurata sono stati il consigliere Sebastiano Boscolo, nipote di Cicolani, e la signora Iolanda Marinetti, salita in Veneto in rappresentanza di Marina Torchio, parente del conte Oreste Torchio che all’epoca dei fatti era proprietario della tenuta limitrofa allo scanno di atterraggio, che aveva portato con se nella villa sul Conero questa elica ora tornata nel Delta. «Siamo qui dopo quasi 80 anni a parlare di un fatto di altruismo che ha visto protagonista un compaesano - ha detto Boscolo -. Dobbiamo tornare a educare i nostri figli alla gentilezza e all’amore, così da evitare altre guerre». 
A raccontare la storia dell’elica ha pensato Gabriele Milan di Aerei perduti: «Era il 20 ottobre 1944, erano circa le 11. La nostra gente stava lavorando nei campi e nelle valli. All’improvviso un bestione di 30 metri di apertura alare sibila come una bufera. Il comandante Thomas W. Steed che era alla sua ultima missione, è riuscito ad atterrare con i motori in avaria salvando l’equipaggio di 10 ragazzi tra i 18 e i 22 anni. Divisi in tre gruppi, il più numeroso con il tenente Richard “Hank” Sciaroni che parlava un po’ di italiano. Sei furono catturati subito, gli altri 4 sono stati tratti in salvo da Cicolani e i fratelli Mantovani che li hanno aiutati a scappare». Una storia riportata alla luce dall’associazione rodigina nel 2015 e che ora è giunta a compimento con un duplice obiettivo: consegnare una medaglia al valore postuma a chi ha rischiato la vita per mettere in salvo quei soldati e portarla nelle scuole, per tramandarla. “Questo dovrebbe essere un esempio per tutti”, ha scritto lo stesso tenente sopravvissuto».
 

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