In 8 anni persi oltre diecimila abitanti: è come fossero spariti quattro paesi

Lunedì 15 Marzo 2021 di Nicola Astolfi
In Polesine gli occupati sono diminuiti di oltre duemila unità

ROVIGO - Dal 2011 al 2019 il Polesine ha perso il 5,6% della popolazione. Tra denatalità e scelte di realizzare il proprio futuro altrove, sono 10.615 abitanti in meno: quasi come, per fare un esempio, la somma dei residenti di Arquà Polesine, Bosaro, Stienta e Loreo. È il maggior calo di residenzialità in Veneto, certificato dai dati definitivi 2019 del censimento permanente della popolazione in Veneto svolto dall’Istat.
Le rilevazioni combinano statistiche di dati campionari e dati di fonte amministrativa trattati statisticamente.

Con 231.734 residenti al 1. gennaio 2020, il Polesine copre appena il 4,7% della popolazione veneta, e 20 comuni dei 50 complessivi in provincia hanno sempre registrato a ogni censimento dal 1951 al 2019, un calo di popolazione. I comuni in decrescita sistematica sono Ariano nel Polesine, Arquà Polesine, Bagnolo di Po, Bergantino, Calto, Castelguglielmo, Castelnovo Bariano, Ceneselli, Costa, Crespino, Frassinelle, Gavello, Giacciano con Baruchella, Lendinara, Melara, Papozze, Pincara, San Bellino, Trecenta e Villanova Marchesana. Pontecchio Polesine, invece, è l’unico comune polesano che è riuscito a passare dalla decrescita alla crescita.

L’ETÀ DELLA POPOLAZIONE
L’età media è di 48 anni, e salirebbe a 49,2 anni se non si tenesse conto della popolazione straniera residente in Polesine: una terra che supera, così, i 45,4 anni di età media regionale e i 45,2 anni registrati a livello nazionale. Rilevante, soprattutto, l’indice di vecchiaia: il rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più su quella tra zero e 14 anni, infatti, è il più alto del Veneto, perché la provincia contava nel 2019 ben 243,8 anziani ogni cento giovani. Nel 2011 erano 203,2 ogni cento ragazzi tra zero e 14 anni. Non c’è da stupirsi, così, che in Polesine la quota di popolazione in età non lavorativa (quella con meno di 15 anni e più di 65 anni), con la quale si misura il cosiddetto “indice di dipendenza”, sia la seconda più alta sul territorio regionale: 59,6 di indice (dietro a Belluno con 62). E po, che secondo l’indice di struttura della popolazione attiva, il Polesine con 173,2 residenti in età 40-64 anni ogni cento polesani in età 15-39 anni, sia la provincia veneta con la popolazione lavorativa meno dinamica in termini di capacità di adattamento e sviluppo, quindi più sofferente nelle fasi di crisi economica. Un altro modo di vedere questa statistica è che negli anni a venire ci saranno comunque più posti di lavoro lasciati liberi dai futuri anziani in Polesine.
Intanto il trend demografico preoccupa, specie se in attesa dei risultati degli effetti prodotti sull’economia locale dalla pandemia di coronavirus, lo sguardo si allarga ai dati sulla condizione professionale o non professionale.

MENO FORZA LAVORO
Dal censimento 2011 al 2019, con 10.615 residenti in meno, gli occupati in Polesine sono scesi da 103.787 a 101.141, e le “forze di lavoro” (la popolazione residente in età lavorativa di 15 anni e più) sono passate da 112.727 a 111.054: queste, in termini percentuali, nel 2011 erano il 46,5% della popolazione, mentre nel 2019 sono il 47,9% dei residenti. Ma nello stesso periodo 2011-2019, le persone in cerca di occupazione sono aumentate da 8.940 a 9.913 (10,9%). Sono diminuiti i pensionati polesani, a dispetto del progressivo invecchiamento della popolazione locale: mentre nel censimento 2011 risultavano 63.532 percettori di pensioni (pari al 26,2% degli allora 242.167 residenti), negli anni si sono ridotti fino ai 54.928 del 2019, ed equivalgono al 23,7% dei residenti. Se poi nel 2011 si contavano in Polesine 12.409 studenti e 17.848 persone dedite alla cura della casa, otto anni dopo si registrano 12.994 studenti e 17.359 persone nella seconda categoria di “non forze di lavoro” (con 597 uomini che si occupano delle faccende di casa). Infine, le 8.227 “non forze lavoro in altra condizione” registrate nel 2011 sono salite a 10.240 unità.
Il livello di istruzione provinciale è migliorato, con la marcata diminuzione degli analfabeti (erano 2.310 nel 2001 e 1.572 nel 2019) e anche degli alfabetizzati senza titolo di studio (da 17.902 a 9.929 nello stesso periodo di tempo). Per quanto riguarda le statistiche della popolazione straniera, il numero censito nel 2011, 15.845 residenti, è salito a 17.752 e così la quota sul numero complessivo di residenti è aumentata dal 6,5% al 7,7%, che sale al 9,4% nel capoluogo: una cifra comunque al di sotto della media regionale, pari al 10%.
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