Record negativo del Polesine: i redditi più bassi del Veneto

La miglior crescita economica dopo la pandemia, ma legata a stipendi e salari molto contenuti: il gap con le altre province è molto forte

Venerdì 16 Dicembre 2022 di Francesco Campi
Record negativo del Polesine: i redditi più bassi del Veneto

ROVIGO - Il Polesine si conferma fra le province che, almeno inizialmente, hanno subito i minori contraccolpi economici della pandemia. La spiegazione sembra essere dovuta anche al fatto che il tessuto economico locale è molto meno ricco rispetto a tante realtà, non solo del Nord. Questo quanto sembra emergere da un'analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sulle stime 2021 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, valore dato dalla somma dei redditi da lavoro, da capitale e impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi. Nella classifica delle province in base alla variazione del reddito disponibile delle famiglie fra 2019 e 2021, cioè fra ante Covid e dopo Covid, Rovigo si piazza infatti al 38. posto, praticamente nel primo terzo della graduatoria, grazie a un incremento registrato pari al 2,1%.

Più della media nazionale, che è 1,5%. A livello di regioni, sono sei quelle nelle quali l'ammontare del reddito disponibile delle famiglie italiane non ha ancora recuperato nel 2021 i valori pre-Covid, ossia Valle d'Aosta, Abruzzo, Molise, Trentino Alto Adige, Marche e Piemonte, mentre per quanto riguarda le province, sono 18 quelle con un valore inferiore al passato. Quelle dove il reddito disponibile delle famiglie diminuisce di più sono, in particolare Venezia meno 5,1%, Rimini, Fermo e L'Aquila tutte a meno 4,5%, e Aosta meno 3,9%.

LA GRADUATORIA
Per una volta, dunque, il Polesine sembra essere nella parte buona della classifica, che vede in testa Rieti con più 9,8%, Latina con più 9%, Caserta con più 7,9%, Viterbo con più 7,5% e Grosseto con più 7,4%. L'unica provincia veneta a fare meglio di Rovigo è Vicenza, 34. con più 2,7%, anche se tutte, tranne Venezia che è proprio in fondo alla graduatoria, sono in terreno positivo. L'esultanza, però, si strozza in gola quando si vanno a guardare gli importi in valore assoluto. Perché, sostanzialmente, la crescita di Rovigo va rapportata al fatto che il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici era particolarmente basso e fra 2019 e 2021, è passato da 16.169 euro a 16.706 euro. E se quegli oltre 500 euro in più fanno sempre comodo, guardando al resto del Paese il sorriso si smorza perché si può notare come il valore medio a livello nazionale sia passato da 19.267 a 19.761 euro. I 500 euro in più sono in realtà 3.055 in meno. Fatto cento il reddito medio, a Rovigo è 84,5. Sostanzialmente, oltre il 15% in meno. E nella classifica in base al reddito del 2021, dunque, la situazione si capovolge, con il 68. posto, che vede nuovamente Rovigo ultima del Veneto. Lo stesso del 2019, perché a conti fatti quell'aumento di 500 euro non ha cambiato di molto le cose.

IL LATO NEGATIVO
L'incremento fra 2019 e 2021 è quindi certamente positivo e positivo è anche il fatto che sia maggiore rispetto a realtà in qualche modo analoghe, ma conforta meno che il valore continui a rimanere basso pur essendo in qualche modo su linee di tendenza simili a quelle di realtà con demografia simile. Nell'analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere si sottolinea, infatti, come «a fronte di una dinamica di crescita del reddito disponibile dell'1,5%, le province di minor dimensione demografica, circa un quarto del totale, aventi meno di 231mila abitanti, fanno registrare un incremento solo dello 0,9%, laddove il reddito pro capite di queste aree è già più basso dell'11,4% rispetto al valore medio italiano, 17.499 euro contro 19.761 euro. Per contro, nelle province più grandi e nelle aree metropolitane la crescita del reddito disponibile è stata tra il 2019 e il 2021 dell'1,6% e il livello pro capite è superiore di 6,7 punti rispetto alla media Italia».

Ultimo aggiornamento: 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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