Gli immigrati frenano lo spopolamento in Polesine: sono il 10,7% dei residenti

Giovedì 15 Dicembre 2022 di Francesco Campi
Immigrati al lavoro in una azienda

ROVIGO - Il Polesine si spopola e invecchia. A rallentare questo fenomeno pensano i “nuovi polesani”, ovvero gli stranieri che hanno deciso di stabilirsi fra Adige e Po. Secondo l’ultimo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, in Polesine al primo gennaio di quest’anno si contavano 19.885 residenti nati all’estero pari all’8,7% dell’intera popolazione provinciale; di questi, 2.801 figurano come imprenditori, pari all’8,4% del totale degli imprenditori. E seppur fra 2020 e 2021 il numero degli imprenditori immigrati sia diminuito del 3,1%, considerando il decennio fra 2011 e 2021, il loro numero è aumentato del 21,2%.

Numeri che, messi insieme a quelli fiscali, con 14.817 contribuenti polesani non nati in Italia, l’8,30% di tutti i contribuenti provinciali, porta a un volume di redditi pari a 180 milioni di euro e a 24 milioni di euro di Irpef versata.


ECONOMIA PROVINCIALE
Una somma considerevole per l’economia provinciale, seppur il valore più basso a livello regionale, dove quasi un miliardo di Irpef arriva di chi è nato fuori dai confini patri, 938 milioni. A fare la parte del leone è Treviso, con 217 milioni di Irpef da contribuenti stranieri, seguita da Verona con 188, Padova con 168, Vicenza con 167, Venezia con 130 e Belluno con 44, quasi il doppio del Polesine. Ma diversi sono anche i numeri delle presenze. Se Rovigo è al settimo posto fra i comuni per maggior presenza in assoluto, con 5.369 pari al 10,7% dei propri cittadini, dietro Conegliano con 5.923, pari al 17,3%, e Treviso con 11.928, il 14,1%, Venezia conta 41.599 residenti stranieri, Verona 39.644, Padova 34.304 e Vicenza 17.265, tutte con percentuali superiori al 15%. Fra i 20 comuni sopra i 5mila abitanti con la maggior incidenza di stranieri, non figura alcuna realtà polesana, con San Bonifacio primo in questa classifica perché i 4.093 stranieri residenti rappresentano ben il 19,1% della popolazione. La percentuale più alta, in provincia di Rovigo, se la dividono Badia Polesine e Lendinara, entrambe all’11%, rispettivamente con 1.102 e 1.257.
Fra i dati significativi del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione, pubblicato con il contributo della Cgia di Mestre e con il patrocinio di Oim, ministero degli Affari esteri, università Ca’ Foscari e Fondazione Migrantes, anche quello relativo alle rimesse, ovvero i flussi di denaro per l’estero: gli stranieri residenti in Polesine hanno inviato nei rispettivi Paesi d’origine ben 19,7 milioni, quasi il doppio di quelli residenti in provincia di Belluno, 10. In controtendenza con la diminuzione del numero degli imprenditori fra 2020 e 2021, nello stesso periodo i polesani nati all’estero hanno fatto crescere le rimesse ai familiari in madrepatria di 8,3%, l’aumento più consistente a livello regionale dopo Venezia con 1,4% (media regionale: più 6%). Nel rapporto della Fondazione Moressa si evidenzia come «gli stranieri in Veneto sono 507.601, il 10,5% della popolazione regionale. Rispetto al 2021 il valore rimane pressoché stabile (meno 0,4%). Quasi il 12% del Pil prodotto in Veneto è riconducibile agli immigrati, ovvero 17,2 miliardi di valore aggiunto prodotto. Inoltre i contribuenti nati all’estero sono il 12,5% dei contribuenti totali regionali».


GLI ARRIVI
Il fabbisogno di manodopera causato dalla pandemia ha aumentato le quote di lavoratori stranieri nel 2021. Anche per questo sono cresciuti i nuovi ingressi in Veneto: dai 10mila del 2020 ai 23mila del 2021. Il motivo principale di ingresso resta il ricongiungimento familiare (59%), mentre i permessi di soggiorno rilasciati per lavoro, sono il 25% del totale: da poco più di mille ingressi del 2020 a oltre cinquemila. Marocco, Stati Uniti e Cina le principali nazionalità che hanno usufruito dei nuovi ingressi per lavoro. In 15 anni solo il 7% degli ingressi è stato effettuato per asilo, la maggior parte è dovuta ai ricongiungimenti familiari (46%) ed al lavoro (40%).

Ultimo aggiornamento: 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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