Quando il Polesine era casa e atelier di pittori e scultori di mezzo mondo

Martedì 21 Febbraio 2023 di Elisabetta Zanchetta
Quando il Polesine era casa e atelier di pittori e scultori di mezzo mondo - Foto di Jenny Shead da Pixabay

ROVIGO - Il Polesine crocevia culturale e mèta di artisti non polesani che scelgono queste terre come "buon ritiro" e/o come luogo privilegiato per la propria attività.

Un viavai di storie, colori, racconti, esperienze, un nido di artisti ispirati da un luogo magico e sempre pronto ad accogliere.


TERRA D'ELEZIONE
Lo racconterà la mostra "Virgilio Milani e il 900 in Polesine", promossa dalla Fondazione Cariparo, curata da Alessia Vedova, che si svolgerà a palazzo Roncale dal 25 marzo al 25 giugno 2023. È lo studioso ferrarese Lucio Scardino, specializzato nella storia dell'arte della prima metà del Novecento, a indagare su questi intrecci artistici. «Virgilio Milani, nel 1911, partecipa a una mostra collettiva ai Concordi, ottenendo una medaglia d'oro per una "Testa di bimba" - rievoca lo studioso, che prosegue - ed è proprio in quegli anni che si inizia a registrare la curiosa tendenza, da parte di alcuni artisti, di scegliere Rovigo come propria residenza». Scardino cita il toscano Tito Corbella e il ferrarese Guglielmo Mantovani, entrambi presenti in quella mostra con loro opere, entrambi residenti a Rovigo. Poi il toscano si traferirà a Roma, dove divenne uno dei più famosi cartellonisti per il cinema, mentre il ferrarese fu, ad appena 23 anni, tra le prime vittime della Grande Guerra».


«Così Spartaco Greggio, che dopo le prove in Polesine raggiunge Milano dove si confermerà illustratore e cartellonista di vaglia. O Mario Cavaglieri, che si traferirà stabilmente in Francia. Nel 1911, da Treviso giunge a Rovigo Gino Pinelli e qui si afferma come vedutista ed eccellente grafico».


IL PRIMO MONUMENTO
Scardino ripercorre anche la mostra ai Concordi del 1917, anno in cui Milani esordì come scultore "pubblico" con il monumento a Cesare Battisti, collocato sulla facciata della Gran Guardia. «In quella edizione - ricorda Scardino - Pinelli viene premiato con la medaglia d'argento presentando paesaggi ancora ottocenteschi, nel gusto del suo maestro Guglielmo Ciardi, giungendo a punte sapide e pittoresche in una scena di genere denominata "I promessi sposi": un pastello che non illustrava Manzoni, bensì un gallo e una gallina posti entro una cesta, in attesa dell'accoppiamento».


ALTRI AUTORI
Nel 1923, alla collettiva ai Concordi si fanno apprezzare due paesaggisti originari della provincia, ovvero Ugo Boccato di Adria (1890-1982) e Luigi Cobianco (1893-1967), nativo di Villanova Marchesana. Alla stessa mostra del 1923 si distinguono inoltre lo scultore e pittore Gino Colognesi (1899-1972) e il pittore Edoardo Chendi (1906-1993), che allora ha soltanto 14 anni. E ancora, sempre in tema di "foresti" venuti in Polesine, ci sono Pio Pullini, pittore e illustratore marchigiano, il mantovano Baldissera, il veronese Donati, Chiacigh, quest'ultimo di origine caucasica, Casimiro Iodi, modenese, oltre al più celebre Leone Minassian, armeno.

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