Ottomila giovani svaniti in dieci anni: è allarme lavoro in Polesine

Domenica 10 Settembre 2023 di Alessandro Garbo
Lavoro (foto di archivio)

ROVIGO - Crollano i giovani in età lavorativa in Veneto e il dato allarma anche la provincia di Rovigo. La crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nel giro di breve tempo la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Analizzando i dati dell’intera regione, nel rapporto diffuso dalla Cgia, emergono numeri preoccupanti per il Polesine.

NUMERI PREOCCUPANTI
Il calo della popolazione giovanile under 34 ha visto Rovigo perdere circa 8mila giovani negli ultimi dieci anni: attualmente sono 39.870, nel 2013 erano 47.084, la variazione in questo decennio denota un meno 15,3%.

Negli ultimi dieci anni in Veneto il numero dei giovani in età lavorativa (15-34 anni) è sceso di quasi 28.500 unità. Questa contrazione della popolazione nella fascia più produttiva della vita lavorativa (pari al 2,8 per cento) ha, rispetto alle regioni del Sud (meno 15,1 per cento), una dimensione molto contenuta. Tuttavia, nei prossimi anni l’onda lunga della denatalità investirà anche la nostra regione con effetti sul mercato del lavoro molto negativi. Già oggi, infatti, molti imprenditori faticano ad assumere personale non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta a entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo. Ancor più nei prossimi decenni. Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nel giro di breve tempo la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente.

GLI EFFETTI
Tra il 2023 e il 2027, per esempio, il mercato del lavoro veneto richiederà poco meno di 250mila addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, rimpiazzare una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. Non solo. Ancorché nel Veneto abbia dimensioni molto contenute, il tasso di disoccupazione giovanile è comunque al 13,4 per cento. Insomma, i giovani calano di numero e rimangono distanti dal mercato del lavoro. Il quadro si presenta meno sconfortante di altre aree del Paese, ma è destinato a peggiorare se non verranno effettuati investimenti sulla scuola, sull’università e soprattutto nella formazione professionale. Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese, appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni si dovrà ricorrere stabilmente anche all’impiego degli extracomunitari. In tal senso, le proposte arrivano dalla Cgia: «Per legge, a nostro avviso, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese. Il contenuto dell’accordo? Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, al conseguimento di questi obbiettivi lo Stato italiano lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione».
 

Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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