Scuole private, rette non rimborsabili per il Coronavirus: proteste dei genitori

Venerdì 6 Marzo 2020 di Alessandro Garbo
I ganitori dei bambini frequentati le scuole private chiedono di non pagare le mensa nei giorni di chiusura
L’emergenza Coronavirus porta a serie conseguenze per l’universo scolastico. Cassa integrazione in deroga per il personale Fism, rette comunque da pagare per il mese di marzo e genitori in rivolta. Tanti problemi affliggono in queste ore i vertici scolastici polesani, soprattutto per la Fism. In Polesine ci sono oltre 3500 bambini che frequentano le scuole paritarie aderenti alla Fism (Federazione italiana scuole materne), con 380 dipendenti e un centinaio di volontari. Per quanto riguarda la Fondazione Fism, seguita dal presidente Alberto Palugan, gestisce le scuole di Canaro, Gaiba e Lusia (sia nido che infanzia), poi Bosaro, Granzette e Boara Polesine (solamente infanzia).

QUESTIONE RETTE
Questo il messaggio diffuso dal presidente della fondazione Fism Alberto Palugan e rivolto ai genitori che hanno i figli iscritti alle scuole polesane. «La Fism Nazionale è impegnata affinché le forze politiche si facciano carico in questo momento d’emergenza del pesante danno economico che le scuole paritarie, come le nostre scuole gestite dalla Fondazione Fism di Rovigo, stanno subendo, in quanto le scuole si finanziano in larga misura con le rette pagate dai genitori. La Fism Nazionale sta inoltre contrattando con le organizzazioni sindacali di categoria per ottenere la cassa integrazione in deroga per il personale, le cui spese sono sempre in carico alla scuola. Da istruzioni impartite dalla nostra Federazione, al momento, le scuole non sono tenute a restituire quote, anche parziali delle rette riscosse o da riscuotere in quanto i costi di gestione sono a carico delle scuole. Qualora venga riconosciuto quanto richiesto, sarà nostra cura prendere in esame la situazione delle rette per il periodo di chiusura. Per il mese di marzo, si chiede ai genitori di pagare senza riduzione la retta pattuita».

LA PROTESTA
Una presa di posizione chiara, che ha innescato, però, nuove polemiche. Nelle chat di gruppo su WhatsApp è scattata la rivolta delle mamme. Alla scuola d’infanzia “Maria Bambina” di Canaro, ad esempio, i genitori chiedono di poter incontrare il prima possibile il presidente. Fondazione Fism si ritrova ad affrontare un delicato problema e chiede aiuto al comune di Canaro: «L’amministrazione comunale si è messa a disposizione per aiutarci economicamente, dare un supporto alla scuola e alle famiglie. Purtroppo lo Stato non si è mai degnato di dare una risposta a questo settore e ai lavoratori nelle scuole». E le mamme dei bambini di Canaro rilanciano: «Chiediamo di rivedere la retta senza i costi nella mensa, visto che nessun bambino ha usufruito di questo servizio a marzo».

ASSOCIAZIONE GENITORI
Anche gli alunni più grandi, in Polesine, sono obbligati a rimanere a casa. Francesco Ennio, presidente di Age Rovigo, è in contatto continuo con l’Age Regionale e ha proposto: «Abbiamo chiesto di togliere le prove Invalsi, dall’associazione regionale hanno recepito la nostra indicazione e hanno avanzato la proposta al Ministero Le prove Invalsi rischiano di sottrarre tempo prezioso alla conclusione dei programmi scolastici». Francesco Ennio s’interroga: «Il Polesine è in grado di sviluppare la didattica online? Ci sono costi che le famiglie devono affrontare e in alcuni paesi la connessione Internet non è veloce». Tanti i nodi al pettine per Age: «Sulla didattica online servono pianificazione e organizzazione, ma al momento vediamo solo improvvisazione. Per quanto riguarda le gite, i genitori hanno speso soldi e anticipato caparre. Rette del mese di marzo? Non è solo un problema economico, bisogna prima pensare alla sicurezza dei bambini, magari i rimborsi saranno effettuati più avanti, confidando nell’aiuto del Governo». Ennio fa un appello finale: «Auspichiamo che vengano coinvolti i rappresentanti dei genitori».
 
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