Due nuovi padiglioni nel carcere di Rovigo: i posti per detenuti raddoppieranno

Venerdì 31 Dicembre 2021 di Francesco Campi
Un furgone con i detenuti entra nel carcere di Rovigo

ROVIGO -  «Gli spazi detentivi gravano sulla condizione della detenzione e della vita dei detenuti, ma anche di chi lavora in quelle carceri: è per questo che si sta intervenendo e con i fondi del Pnrr è prevista la costruzione di nuovi padiglioni»: con queste parole il ministro della Giustizia Marta Cartabia, rispondendo ad un’interrogazione della senatrice del Movimento 5 stelle Angela Anna Bruna Piarulli, durante il question time al Senato, il 4 novembre scorso, ha riproposto un tema che interessa da vicino anche Rovigo. 
 

NUOVI PADIGLIONI
Perché la casa circondariale del capoluogo polesano dovrebbe veder sorgere addirittura due nuovi padiglioni da 120 posti ciascuno. Altri 240 posti che farebbero, quindi, più che raddoppiare la capienza del carcere entrato in funzione appena cinque anni fa, che attualmente non ha un direttore di ruolo e che, viste le necessità di aree di isolamento Covid, ha una capienza di 208 posti.

Circa metà dei quali per detenuti As3, “Alta sorveglianza di terzo livello”, ovvero persone che hanno commesso reati legati alla criminalità organizzata, anche se di minore gravità. Il tutto, mentre sono partiti i lavori che porteranno Rovigo ad ospitare il nuovo istituto di pena per minori del Triveneto, con la dismissione di quello di Treviso.

CARCERE MINORILE
Nel giro di pochi anni, quindi, Rovigo si ritroverebbe una “città per reclusi”, con una proporzione di circa un detenuto e mezzo ogni cento abitanti. Il “minorile” sarà realizzato nell’ex carcere di via Verdi, nonostante le resistenze della città, che a più riprese l’aveva rivendicato come spazio per l’allargamento del Tribunale. Il 28 novembre 2018 il raggruppamento di imprese guidato dalla 3TI Progetti Italia con un’offerta attorno ai 350mila euro si è aggiudicata la progettazione, mentre un anno fa, il 29 dicembre 2020, l’aggregazione temporanea di imprese formata dalle ditte molisane Nidaco Costruzioni, capogruppo, ed Ici Impresa Costruzioni Industriali, si è aggiudicata l’esecuzione dell’opera per un importo di 8.935.985 euro. I lavori sono stati consegnati lo scorso 15 ottobre, come attesta il pannello all’ingresso dell’ex carcere via Mazzini-via Verdi, dal quale si evince anche che la durata prevista dei lavori è di 645 giorni, quasi due anni.

L’AMPLIAMENTO
Per quanto riguarda, invece, l’ampliamento della nuova casa circondariale, il progetto ancora non è stato definito, ma già giugno il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto in un’audizione alla Commissione Bilancio del Senato ha sottolineato come «il fondo complementare del Pnrr, alla lettera G, prevede 132,9 milioni di euro, dal 2022 al 2026, per la costruzione di padiglioni e il miglioramento di spazi per le strutture penitenziarie. L’Amministrazione penitenziaria aveva individuato, in origine, 8 siti in altrettanti istituti penitenziari dove edificare i padiglioni da 120 posti ciascuno: Rovigo, Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Perugia, Santa Maria Capua Vetere, Asti e Napoli Secondigliano. Il Dap sta, comunque, rivalutando alcune delle sedi per evitare di incidere su istituti già sovraffollati o evitare di sottrarre alla struttura, con la nuova edificazione, spazi trattamentali». A Rovigo non sussisterebbe né il primo, né il secondo problema. E, infatti, i progetti vanno avanti. Anche il 21 luglio il ministro Cartabia alla Camera ha sottolineato che Rovigo è uno dei siti interessati dalle nuove realizzazioni. Ribadendolo a novembre.
 

PREOCCUPAZIONE
Già ad agosto il segretario della Fp Cgil Davide Benazzo aveva evidenziato le preoccupazioni per i progetti di ampliamento. Ribaditi oggi da Gianpietro Pegoraro, coordinatore regionale Fp Cgil Polizia penitenziaria: «Il carcere di Rovigo sconta la cronica mancanza di un direttore in pianta stabile e di una scarsa generale considerazione, con problemi che si trascinano. Anche dal punto di vista del personale ci sono alcune scoperture. Ma, oltre ai problemi legati agli organici ed all’impatto generale sulla struttura esistente e sulla città dei due nuovi padiglioni, non siamo d’accordo sul principio: non è creando nuove cattedrali nel deserto che si risolvono i problemi di sovraffollamento, ma con una riforma che estenda le pene alternative».
 

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