Un detenuto denuncia: «Picchiato dagli agenti in cella: tre giorni in terapia intensiva»

Domenica 25 Febbraio 2024 di Michele Fullin
Il carcere di Venezia

VENEZIA - È arrivato mercoledì al carcere di Montorio Veronese pieno lividi, fratture e con un’emorragia interna in corso. È stato portato d’urgenza all’ospedale Borgo Roma e dopo un delicato intervento all’addome è rimasto tre giorni in terapia intensiva. Alla fine ce la farà, ma adesso vuole giustizia. La persona in questione è un ventitreenne di Mestre di origini romene il quale afferma di essere stato selvaggiamente picchiato dalle guardie carcerarie di Santa Maria Maggiore a Venezia. Un’accusa pesante, che ha già fatto muovere il Garante dei detenuti e di conseguenza la Procura di Venezia, competente per territorio, che ha già iniziato gli accertamenti. In casi come questo, che avvengono all’interno di una struttura non accessibile, è ovviamente tutto da provare. I fatti acquisiti tuttavia sono i referti medici, che parlano di un paziente arrivato al carcere di Verona dalla Casa circondariale di Venezia con costole rotte, lesioni a un orecchio, un occhio tumefatto e lesioni alla milza, che avevano provocato un’emorragia interna.

Sulle cause sarà compito delle autorità far luce, partendo però da una segnalazione proveniente da personale ospedaliero e che sarà presto integrata da una formale denuncia presentata dal giovane detenuto e dai suoi familiari.

DETENUTO PER RAPINA

A raccontare la vicenda è stata Anna, la madre di questo giovane, che si trovava in carcere per scontare la pena di sette anni per una rapina a mano armata, che però aveva fruttato un bottino di soli 130 euro. I fatti risalgono al 2019, quando due uomini fecero irruzione in una sala slot di Spinea (Ve) con il volto travisato e armati di pistola con la quale era stata minacciata la cassiera, poi rinchiusa in uno sgabuzzino. Questo era costato a lui e a un complice le accuse di rapina a mano armata, sequestro di persona, detenzione abusiva di arma. La richiesta della Procura era stata di 9 anni, pena ridotta in appello a 7 anni e 6 mesi. Per lui l’avvocato Anna Osti aveva chiesto e ottenuto il ricovero in una comunità di cura in quanto ritenuto incompatibile con la permanenza dietro le sbarre. Poi qualcosa è cambiato e le porte del carcere si sono chiuse dietro di lui. «Mio figlio non è un santo - racconta la madre - ha sbagliato e sta scontando la pena. Però quello che gli è accaduto non deve succedere più a nessuno. In qualche altra occasione qualcuno lo aveva picchiato, ma erano stati episodi meno gravi. È successo il 19 febbraio alle 13.40, non so perché ma le guardie di turno lo hanno portato in una stanza e lo hanno picchiato. Dopo è stato lasciato così senza dargli il permesso per le cure né per avvertire la mamma o l’avvocato. Quando hanno visto che era in condizioni abbastanza gravi lo hanno trasferito a Verona. E lì lo hanno subito portato in ospedale. Io - conclude - ho chiamato in carcere a Venezia - e ho chiesto spiegazioni e nessuno me ne ha date. Io voglio approfondire e non mi darò pace fino a quando non saranno stati individuati e puniti i responsabili di questa storia. Non chiedo soldi, ma giustizia».

FUORI PERICOLO

Il garante dei detenuti di Verona, Carlo Vinco, conferma la versione della madre e conferma i contatti con l’Autorità giudiziaria. «Sono andato a trovare il giovane detenuto e dovrebbe essere quasi fuori pericolo - racconta - la Procura è informata dei fatti. Posso dire che a Verona sia il personale carcerario che l’ospedale hanno agito con molta celerità». «È una persona capace di intendere e di volere - spiega l’avvocatessa Osti - e per questo non può essere rinchiuso in una struttura psichiatrica, ma non può essere neppure rinchiuso in un carcere perché l’assistenza che riceve non è adeguata al suo stato. Farò di tutto per far trovare un’alternativa decente per lui».

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci