ROVIGO - Dopo la grande paura, un’estate senza patemi. La stagione calda di quest’anno è stata molto diversa rispetto a quella della grande siccità del 2022. Basta un dato per capire: il primo settembre scorso, il Po a Pontelagoscuro ha toccato una portata di 1.726 metri cubi al secondo, mentre il primo settembre di un anno fa si attestava sui 386.
I DATI
Rimanendo ad agosto, l’Arpav sottolinea come il Veneto «è stato caratterizzato da una prima decade molto fredda (meno 2,3°C rispetto alla norma 1991-2020), evento raro, e dalle due successive decadi molto calde (più 4,7 e più 3,7°C), eventi rari. Particolarmente caldo il periodo 11-27 agosto con valori anche di 5-8 gradi superiori alla media. La temperatura media misurata dal 21 al 25 agosto è stata il valore massimo almeno dal 1991 a oggi». Del resto, alle 15.30 del 25 agosto, la centralina Arpav di Sant’Apollinare ha registrato una temperatura di 37,7 gradi, mentre il 23 agosto, alle 15.15, a Castelnovo Bariano la temperatura registrata dall’Arpav è stata addirittura 38,1 gradi e di 37,3 a Pettorazza.
Nonostante il caldo la pioggia non è mancata, almeno a livello regionale, perché in Polesine, come solitamente avviene, i dati mostrano i valori pluviometrici più bassi. «Nel mese di agosto - spiega ancora l’Arpav - sono caduti mediamente in Veneto 114 millimetri di precipitazione, la media del periodo 1994-2022 è di 102 millimetri: gli apporti meteorici mensili sul territorio regionale sono leggermente superiori alla media, più 12%». E se le massime precipitazioni sono state registrate dalla stazione sul Faloria, a Cortina, con 255 millimetri, solo la stazione veronese di Sorgà, con 37 millimetri, ha registrato meno pioggia di quella di Adria, ferma ad appena 38. In realtà sia in Alto Polesine che nel Delta il mese scorso le precipitazioni non sono state scarse. Nell’anno idrologico 2022-23, ovvero negli undici mesi tra ottobre e agosto, sono caduti sul Veneto mediamente 951 millimetri di precipitazioni rispetto a una media del periodo 1994-2022 di 1.010, quindi solo un 6% in meno. Inezie.
Ovviamente, le precipitazioni più base negli undici mesi sono state registrate in Polesine: Concadirame con 571 millimetri e Lusia con 651, rispetto ai 1.693 millimetri di Seren del Grappa. Tuttavia, il bicchiere è più che mezzo pieno: un anno fa il record negativo veneto, sempre in Polesine, era di Sant’Apollinare, con appena 322 millimetri, seguita da Bellombra con 329. Quest’anno, sulla parte veneta dei bacini di Fissero-Tartaro-Canalbianco e Po, si è registrato addirittura un surplus di piogge, il 13% e 11% in più delle medie. Con un quadro che porta l’Associazione bonifiche a spiegare che «quasi ovunque è presente una situazione prossima alla normalità riferita ad uno scenario degli ultimi 3 mesi, nell’ambito dei comprensori dei Consorzi di bonifica. Le precipitazioni occorse dalla tarda primavera hanno contribuito a recuperare il grave deficit di risorsa accumulato nei mesi precedenti».