Il cadavere nel Po è di un "fantasma": nessun dato corrisponde, avanza l'ipotesi che sia di una clandestina

Nessuna segnalazione di donne scomparse corrisponde i dati del corpo trovato senza testa

Sabato 9 Aprile 2022 di Marina Lucchin
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OCCHIOBELLO - Nell'ultimo mese nessuno ha mai segnalato la scomparsa di una donna che possa rispondere alle caratteristiche del cadavere orrendamente mutilato ripescato lunedì nel Po a Occhiobello, in Polesine. Ma allora chi è la vittima dell'efferato omicidio? Tutte le opzioni possibili sono state escluse: non è la segretaria di Albignasego (Padova) Isabella Noventa assassinata da Freddy Sorgato, non è la mamma di Stanghella (sempre nel Padovano) Samira El Attar, uccisa dal marito Mohamed Barbri, ed è stata esclusa anche la 27enne anconetana, Andreea Alice Rabciuc, scomparsa da casa da circa un mese.
I carabinieri stanno continuando a confrontare tutte le segnalazioni di donne scomparse, compatibili con le informazioni fornite dall'autopsia. Ma l'ipotesi che si sta rafforzando sempre più è che la vittima possa essere una ragazza straniera, magari obbligata a prostituirsi o a lavorare in qualche laboratorio clandestino, irregolare, mai registrata in Italia. Insomma, un fantasma di cui nessuno si è mai curato, che magari ha una famiglia all'estero che non sa nemmeno dove sia finita la propria congiunta.
I dettagli che ogni giorno emergono nuovi sul caso, confermano sempre più l'efferatezza dell'omicidio. La causa del decesso non è ancora chiara, come pure se le mutilazioni siano avvenute prima o dopo la morte (solo gli esami tecnici di laboratorio lo stabiliranno), fatto sta che l'assassino le ha reciso testa e mani, probabilmente per rendere più difficile l'identificazione. Dopodiché ha preso il corpo e l'ha legato con lo scotch facendogli assumere una posizione fetale, poco ingombrante. Quindi ha introdotto quei miseri resti in un sacco di plastica nero, di quelli grandi da rifiuti, che infine è stato infilato con violenza, con il collo verso il basso, all'interno del borsone da calcio. Nessuna pietà per quel corpo martoriato che è stato trattato come se fosse un'immondizia fastidiosa da smaltire. Un trattamento che nessun essere vivente meriterebbe di ricevere.
Anche se lo stato di decomposizione era avanzato, in fase di desquamazione, è stato possibile, durante l'autopsia di martedì sera, stabilire che non c'erano tatuaggi e segni particolari che potessero aiutare a dare un nome alla donna. Di lei si sa solo che avrebbe meno di 30 anni e che la sua carnagione è molto chiara.
Nel borsone, assieme al corpo, c'erano una serie di indumenti, tra cui un giacchino con la lampo di colore viola. Oltre a un foulard blu e viola con qualche filo cangiante all'interno, brillante come se avesse delle paillettes. Si tratta però di quel che resta di vestiti abbastanza comuni, che poco aiuterebbero nell'identificazione. Gli esiti degli esami di laboratorio sui campioni prelevati dal corpo e l'esame del Dna diventano dunque fondamentali per avere ulteriori e più precisi indizi, per ipotizzare anche la provenienza geografica della donna e darle un nome, per poi scoprire anche il suo (o i suoi) carnefici senza pietà che l'hanno uccisa e poi gettata nel fiume.
Lo scotch con cui è stata legata la vittima potrebbe essere d'aiuto per scoprire chi l'ha assassinata. Se è vero, infatti, che sembra impossibile ritrovare impronte digitali su un pezzo di plastica rimasto in acqua per un mese, è altrettanto vero, però, che potrebbero essere rimaste tracce di Dna, che magari potrebbero combaciare con il profilo genetico di qualche criminale già schedato dalle forze dell'ordine. E così si verrebbe a conoscere paradossalmente addirittura prima l'identità dell'omicida che quella della vittima. In ogni caso qualsiasi soluzione di questo rebus andrebbe bene, purché chi ha compiuto un atto tanto crudele non la passi liscia e i miseri resti della sua vittima possano risposare in una tomba con un nome, dove chi la amava possa almeno andare a piangerla.
 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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