Cozze: pandemia, mareggiate e burocrazia mettono in ginocchio il comparto

Sabato 22 Agosto 2020 di Anna Nani
Problemi per gli allevamenti di cozze in Polesine

PORTO TOLLE - Oltre il danno anche la beffa per gli allevatori di cozze delle coop Pila e Villaggio pescatori dell’estremo Delta. Come se non bastassero le perdite economiche dovute al Covid-19, i ritardi nella distribuzione degli aiuti economici da parte dello Stato e la mareggiata che una decina di giorni fa si è abbattuta sugli impianti a mare, la burocrazia rallenta la vendita del rimanente prodotto.

I PROBLEMI
A fare il punto della situazione è il presidente della coop Pila, Giuliano Mazzucco. «A causa del Covid abbiamo perso 40 giorni di mercato, poi una volta cominciata la vendita, abbiamo dovuto svendere la produzione a prezzi bassi. Inoltre abbiamo perso tre quarti di prodotto a causa di una mareggiata che ci ha colpiti per più giorni».
I danni precisi non sono ancora noti come spiega il componente del direttivo, Virginio Tugnolo. «Abbiamo incaricato un biologo dell’università di Ferrara per fare la stima, la relazione finale ci dovrebbe arrivare la settimana prossima e potremo essere più precisi. L’altro problema che sta assillando i nostri allevatori è quello sanitario: per vendere le cozze servono delle analisi per controllare i livelli delle biotossine nell’acqua. I tempi di attesa sono davvero troppo lunghi, abbiamo nulla contro i tecnici che fanno il possibile, ma la Regione aveva promesso alla Ulss di fornire un macchinario che avrebbe dato esiti in 24 ore, massimo 48, invece ci tocca attendere da una settimana a quindici giorni con tutto ciò che ne consegue».

VENDITE BLOCCATE
I prelievi a Pila sono stati fatti lunedì, ma a oggi dell’esito si sa nulla, così su consiglio della stessa Ulss, le aziende si sono rivolte a proprie spese a un laboratorio di Cesenatico che in un giorno fornirà loro gli esiti. «Abbiamo il prodotto pronto - sottolinea il presidente - all’inizio della prossima settimana è prevista una nuova mareggiata, rischiamo di perdere tutto definitivamente. Ci eravamo autosospesi in attesa di sapere, perché nel caso fosse positivo, per far riaprire l’impianto servono almeno 2 analisi negative. Senza contare che saremmo costretti a ritirare tutte le cozze immesse nel mercato. Cosa impossibile, perché se ci fanno aspettare una settimana e passa per gli esiti e nel mentre continuassimo a raccogliere, nessuno le comprerebbe, mentre se il risultato arriva dopo che sono state vendute, nessuno ce le pagherebbe».

L’ACCUSA
Un cane che si morde la coda che sta creando non pochi disagi ai pescatori. «Ci sentiamo abbandonati sia dall’Ulss che dalla Regione - interviene Roberto Zago - dicono sempre che bisogna comprare italiano, siamo in Europa, eppure noi abbiamo dei parametri molto più bassi di Grecia e Spagna. Basta che risulti positiva l’analisi di un filare, che bloccano tutto l’impianto, e magari nel filare dopo l’acqua risulta con i livelli ottimi. In questo modo continuiamo a lavorare per nulla e sempre con l’ansia che qualcosa non vada. Che ci mettessero nelle condizioni di poter svolgere il nostro mestiere».
La soluzione ci sarebbe. «È impensabile che una zona come la nostra non abbia un proprio laboratorio - evidenzia il vicepresidente Giovanni Franzoso - era già stato individuato un locale nel Consorzio di Scardovari, lo si potrebbe aprire così da non dover più avere tempi così lunghi».
Adesso sono fermi, ma la paura della prossima mareggiata incombe. «Vogliamo lavorare in regola - conclude il presidente - spero che la Regione si metta una mano sul cuore e si impegni per mantenere le promesse fatte di arrivare ad avere analisi nel giro di 24 ore».
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