Nuove indagini sulle lesioni al bimbo nato in ambulanza

Mercoledì 12 Ottobre 2022 di Francesco Campi
Il pronto soccorso dell'ospedale di rovigo

ROVIGO - Si faranno ulteriori indagini sul caso del bambino nato in ambulanza, sull’A13 durante il trasporto della madre dall’ospedale di Rovigo a quello di Padova per un sospetto di parto prematuro, il 9 gennaio di due anni fa, con lesioni e fratture alle braccia e alla mano destra, la cui funzionalità è risultata compromessa.

Ieri il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini ha accolto l’opposizione presentata dalla madre, assistita dall’avvocato Mario Cicchetti di Rieti, all’archiviazione che era stata avanzata dalla Procura. Secondo la pubblica accusa, anche sulla base delle valutazioni formulati dai tre consulenti tecnici, le indagini non avrebbero fatto emergere emersi profili di colpa generica o professionale, omissioni o errori diagnostici o terapeutici, nelle condotte dei sanitari e parasanitari che hanno avuto in cura la madre e il neonato. «Pertanto - si legge nella richiesta di archiviazione del pubblico ministero - in assenza di elementi di segno contrario, può ragionevolmente affermarsi, in aderenza alle conclusioni rassegnate dai consulenti, ampiamente argomentate ed in linea con le premesse scientifiche dagli stessi svolte, che le lesioni riportate dal piccolo non sono imputabili al personale sanitario che ha avuto in cura la gestante e lo stesso bambino». Già la commissione interna all’azienda Ulss 5, come spiegato dall’allora direttore generale Antonio Compostella, era giunta alla conclusione «che la risposta fornita dai vari professionisti intervenuti nella gestione della paziente e l’organizzazione dell’ospedale nel suo complesso è stata adeguata alla situazione e conforme ai protocolli».


LA MADRE
Di opinione opposta la madre, il suo legale e il loro consulente, il professor Domenico Arduini, ordinario di Ginecologia e ostetricia dell’università Tor Vergata di Roma, pervenuto a conclusioni ben diverse rispetto a quelle dei consulenti del pm. Di qui la richiesta di non archiviare, accolta dal giudice Mondaini, che ha restituito il fascicolo alla Procura assegnando altri cinque mesi per svolgere indagini suppletive. 
«Il giudice, accogliendo le istanze contenute nella nostra opposizione - commenta l’avvocato Cicchetti - ha disposto un approfondimento sui temi medico-legali che avevamo sottoposto, oltre che l’acquisizione delle relazioni di servizio che i sanitari coinvolti nel delicatissimo caso avevano formalizzato alla direzione della Ulss Polesana a seguito dei fatti. Si tratta di una importante pronuncia per la famiglia che dimostra l’estrema capacità ed equilibrio di questo magistrato. Sono certo che da queste ulteriori indagini non potranno non emergere ipotesi di reato a carico di chi ebbe in cura la madre e il piccolo».

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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