Adria. La xenofobia dietro l'ordigno a Borgo Fiorito, chiesto il giudizio immediato per tre giovani

Domenica 7 Aprile 2024
Il condominio di Borgo Fiorito dove si è verificata l'esplosione

ADRIA - Avevano piazzato un ordigno artigianale sul portone del palazzo di via Dogana 20 a Borgo Fiorito, nella frazione di Cavanella Po. L’esplosione aveva mandato in frantumi i vetri della porta d’ingresso e delle finestre del piano ammezzato, oltre a distruggere l’androne e quanto vi si trovava, arrivando ad abbattere le porte di tre dei sei appartamenti al primo e al secondo piano dello stabile. Ora, la procura di Rovigo ha chiesto il giudizio immediato cautelare davanti alla Corte d'Assise nei confronti dei tre giovani rodigini, tra i 18 e i 23 anni - tre giovani, il 22enne di Porto Viro Nicolò Siviero, il 21enne di Taglio di Po Thomas Marangon e il 22enne di Loreo Cristian Tuttolomondo -, arrestati lo scorso ottobre dai carabinieri in seguito alle indagini sull'esplosione con un ordigno artigianale avvenuta in un condominio di Adria, il 31 marzo 2023, che aveva provocato seri danni. Tra le accuse formulate anche quella di tentato omicidio plurimo con dolo. 
 

LE INDAGINI 
Secondo gli inquirenti, i tre giovani avrebbero agito con lo scopo di uccidere, facendo deflagrare un ordigno composto da una miscela di tipo pirotecnico (a base di perclorato di potassio, polvere nera ed alluminio) sulla base del portone del condominio, che ne causò la rottura dei vetri al piano terra e quella delle finestre del piano ammezzato, distruggendo androne e anche le porte di tre appartamenti al primo e al secondo piano dello stabile, e mettendo a rischio la vita dei condomini, tra cui bambini. I tre sono indagati anche per aver detenuto e portato in luogo pubblico, il 29 luglio, del materiale esplodente che avrebbero gettato contro alcuni appartamenti del villaggio Tizè di Rosolina Mare, causando tre esplosioni mentre c'erano ancora persone nella zona. Secondo l'accusa i tre avrebbero dimostrato indole violenta, xenofoba e intenzioni di spedizioni punitive. Nel corso dell'esecuzione della misura cautelare, a ottobre, i carabinieri di Adria avevano perquisito e sequestrato materiale nei confronti di altre due persone. Nell'inchiesta risulta indagato, per rivelazione di segreto d'ufficio, un carabiniere al quale i tre giovani si erano rivolti per conoscere notizie sullo stato delle indagini. I tre, attualmente ancora in arresti domiciliari, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia per il delitto contro la pubblica incolumità mediante violenza di cui all’articolo 422 del codice penale. Le complesse indagini iniziate contro ignoti dopo il grave fatto del 31/3/23 ed eseguite su delega della Procura della Repubblica di Rovigo dalla Compagnia dei Carabinieri di Adria Nor sono consistite in sopralluoghi, accertamenti tecnici, testimonianze, verifica delle telecamere su strada e varchi e altre attività investigative, che hanno permesso di ricostruire minuziosamente quanto accaduto e di attribuirne la responsabilità ai tre giovani indagati, appurando anche i moventi delle condotte con rilevanza penale, ritenuti anche di natura xenofoba. 

Ultimo aggiornamento: 13:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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