Scuole costrette a comprare i computer che hanno già, presidi in rivolta: «E' uno spreco»

Venerdì 30 Dicembre 2022 di Alda Vanzan
Scuole costrette a comprare i computer che hanno già, presidi in rivolta: «E' uno spreco»

VENEZIA - Siamo sicuri che la scuola del futuro consista in un tablet da fornire alle classi? O in un computer di nuova generazione, «magari realizzato all'estero»? Perché, invece, non investire in laboratori? E, magari, in una nuova didattica? Elena Donazzan, assessore all'Istruzione e alla Formazione della Regione Veneto, scuote la testa. Perché anche se in ballo ci sono 2 miliardi e 100 milioni di euro stanziati dall'Europa con il Pnrr per la scuola italiana, non è detto che si debbano spendere per acquisti che magari non servono. «La rendicontazione della spesa non può essere l'unico sistema», dice Donazzan che ha già informalmente segnalato al ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che «c'è qualcosa che non va». Non solo: Donazzan è decisa a mobilitare tutti i colleghi assessori regionali perché, dice, «i fondi sono cospicui, l'occasione non può essere persa, ma i soldi vanno spesi bene».
La vicenda è nota con il nome di Scuola 4.0, quello che l'ex ministro Patrizio Bianchi aveva definito «il più grande intervento trasformativo del sistema di istruzione».

Si tratta di 2,1 miliardi di euro che il ministero dell'Istruzione, nell'ambito della linea di investimento 4.0 prevista dal Pnrr - il Piano nazionale di ripresa e resilienza - verserà alle scuole italiane. Tre gli obiettivi: trasformare le classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento; creare laboratori per le professioni digitali del futuro; promuovere un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico. Il fatto è che per non perdere i soldi le scuole devono decidere cosa fare in una manciata di settimane. E, soprattutto, non possono scegliere: paradossalmente, anche se le classi fossero iper-tecnologiche dovrebbero comunque utilizzare i fondi per comprare tecnologia. Con il rischio di lasciare computer e tablet in magazzino.


I DIRIGENTI
Queste perplessità sono state esplicitate dal direttivo dell'Andis, l'Associazione nazionale dirigenti scolastici presieduta dalla trevigiana Paola Bortoletto. «Solo il 21 dicembre - recita una nota dei presidi - sono pervenute alle scuole le tanto attese istruzioni operative per la gestione dei progetti relativi all'investimento Scuola 4.0 previsto nel Pnrr. Senza entrare nel merito dell'intero documento, né della proroga delle prime operazioni alla fine di febbraio 2023, Andis segnala la diffusa preoccupazione dei dirigenti scolastici per la distribuzione rigida delle percentuali di spesa che, ledendo di fatto l'autonomia delle scuole, le costringe a realizzare progetti non legati al contesto ed alle necessità delle singole scuole». Di qui il «disappunto per il fatto che la nota del ministero ha fissato un minimo del 60% per l'acquisto di dotazioni digitali ed un massimo del 20% per l'acquisto di arredi innovativi»: «Vogliamo ricordare all'Amministrazione che ci sono scuole già dotate di attrezzature digitali, magari ubicate in una sola sede ma con arredi obsoleti, ed altre a cui manca persino il tappeto digitale di base e magari sono sparse su 6 plessi e più». Di qui «i dubbi sulla possibilità di compensare le percentuali, col rischio di spendere o dover spendere sui piccoli interventi di edilizia, ad esempio. Come pure per le spese di progettazione e collaudo che appaiono realmente contingentate e sottoposte a rigidi aut aut. Ci chiediamo dove sia finita la tanto conclamata autonomia delle scuole».


LA POLITICA
«Non va per niente bene», dice l'assessore regionale del Veneto, Elena Donazzan. Che riconosce: i fondi del Pnrr per la scuola sono davvero ingenti, ma «si rischia di non centrare gli obiettivi». «Si pensi - rileva l'assessore - che il precedente Governo Draghi aveva contrattato con l'Europa ben sei riforme da effettuarsi entro il 31 dicembre di quest'anno (unica fatta, quella sugli Itis) e che a un certo punto l'edilizia scolastica è stata assegnata a Palazzo Chigi. Ora - dice Donazzan - io immagino che la burocrazia ministeriale abbia accelerato sui fondi da utilizzare, ma la rendicontazione della spesa non è il sistema da seguire: ci sarà chi, pur di non perdere i fondi, comprerà computer, tablet, telefonini, magari fatti all'estero, ma l'innovazione è altra cosa». Donazzan ha già fatto una segnalazione informale al ministro. Ora seguirà il coinvolgimento dei colleghi delle altre Regioni.

 

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci