Tutta la flora del Veneto in due volumi: 3100 specie censite, dall'Equiseto allo "Zuzuruto"

Martedì 17 Dicembre 2019 di Paolo Navarro Dina
Flora del Veneto, due volumi, Cierre Edizioni, 150 euro
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VENEZIA - La prima scheda è dedicata all'«Equiseto invernale», che cresce nei boschi e negli ambienti umidi soprattutto nel quadrilatero delle province di Verona, Vicenza, Treviso e Belluno fino all'ultima voce lo Sparviere viscoso dai colori giallo limone e bianco-giallastro e si trova soprattutto nelle Dolomiti bellunesi. Nel mezzo ci sono 3100 schede per quasi quattromila specie censite. Un lavoro straordinario, un capolavoro nella ricerca e nella catalogazione che non ha eguali. Tutto racchiuso in due volumi - a dir poco giganteschi (non proprio maneggevole), ma che sono una vera Bibbia scientifica. In 1728 pagine ecco Flora del Veneto. Dalle Dolomiti alla laguna veneziana, una favolosa indagine (e altresì una splendida operazione editoriale) a cura di Cierre Edizioni (150 euro), la casa editrice di Sommacampagna in provincia di Verona che, grazie ad un pool di esperti, ha letteralmente censito tutta la flora della nostra regione. Un'operazione che non si è limitata alla catalogazione delle piante e dei fiori, ma vede anche una ricerca legata ai sinonimi con i quali vengono indicati i fiori e le piante nelle singole aree del Veneto. Ma non solo. Vi è anche la loro identificazione con il dialetto locale. Si va dalla albòre mato (Atlantis altissima) all'erba da porzèl (Sphondylium) fino a quella de le fortaie (Tanacetun Balsamita) che evidentemente indica fin troppo bene l'uso che se ne faceva. E così fino alla malva mata (Alchemilla) per passare al tanbaro (Dioscorea communis) per terminare con il simpatico zuzurùto (Aquilegia astrata).
 

 

 
DAL DIALETTO ALLA SCIENZA
E se vengono riscoperte le formule dialettali, il catalogo ci offre addirittura i dati sulle dimensioni delle singole piante; la distribuzione per provincia offrendo tutte le informazioni necessarie per indicare quando si sta parlando di specie protette e come tali da difendere. Uno studio completo costato tre anni di lavoro da un'équipe di esperti composto da Carlo Argenti, Rizzieri Masin, Bruno Pellegrini, Giorgio Perazza, Filippo Prosser, Silvio Scortegagna, Stefano Tasinazzo. «Attualmente - scrive nella sua prefazione Fabrizio Bartolucci, docente dell'Università di Camerino-Centro ricerche Floristiche dell'Appennino - la flora vascolare autoctona d'Italia conta 8195 specie e sottospecie, di cui più di 1700 endemiche. Il nostro Paese si colloca al primo posto in Europa per numero assoluto di specie vegetali, e tra i più ricchi del Mediterraneo, ed è considerato da sempre come una delle maggiori aree mondiali per la biodiversità vegetale. Il Veneto è una delle regioni italiane più ricche di pianti vascolari e ospita elementi floristici esclusivi e rari che rendono la flora di questa regione originale e unica nel panorama nazionale. Qui, gli autori hanno riassunto anni di scrupoloso lavoro; di collaborazione tra amici, di passione e di osservazioni fatte sul campo tutto attorno ad un'attenzione esemplare alla Natura e ai suoi gioielli».
IL CRITERIO GEOGRAFICO
Ed è stata davvero un'indagine a 360 gradi secondo un criterio geografico utile anche a dare ordine alla ricerca. «Il territorio del Veneto - si dice - è stato suddiviso in 24 àmbiti omogenei in base a criteri morfologici, geologici, ma anche e soprattutto fitogeografici. Il sistema alpino e prealpino ne comprende 15, mentre costa, pianura e i sistemi collinari pedemontani rappresentano gli altri 15. Questi le aree prese in esame e indagate: Comelico e Alpi Carniche; Dolomiti d'Ampezzo, Dolomiti Agordine e Zoldane, Dolomiti di Feltre e Pale di San Martino, Dolomiti di Sinistra Piave, Monte Grappa, Prealpi Trevigiane e Bellunesi, Prealpi Benacensi, Lessini occidentali e orientali, Piccole Dolomiti vicentine, i Colli morenici del Garda, gli Altopiani vicentini, Colli Berici, quelli Euganei, Marostica, i Colli trevigiani, fino a raggiungere la Pianura, l'area della Risorgive, e completarsi con le Coste e lagune venete e il Delta del Po.
L'INDAGINE...SUL CAMPO
Ma come sono state costruite le schede? Nel libro ogni pianta ha una propria scheda che ne riporta tutte le caratteristiche e le proprietà. Ma non solo. Proprio per favorirne una facile consultazione ogni documento offre la nomenclatura scientifica indicandone il nome in latino, ma anche l'appartenenza al tipo famiglia-genere. Inoltre, dove possibile sono indicati i sinonimi per quel tipo di pianta esaminata e dove possibile anche il nome in volgare italiano fino all'individuazione del lemma dialettale. Un altro aspetto importante riguarda le specie protette o quelle da salvaguardare. In questo caso, gli studiosi hanno voluto indicare una tabella nella quale certificano l'eventuale estinzione; la minaccia di scomparsa fino ad una gradualità di rischio (basso, medio, alto, altissimo). «Le prime opere che trattano di flora veneta - si sottolinea nella presentazione - sono i codici in folio di Benedetto Rinio e di Pier Antonio Michiel risalenti rispettivamente al 1415 e al XVI secolo conservate alla Biblioteca Marciana di Venezia, e il cosiddetto Codex Bellunensis dell'inizio del XV secolo. È invece assodato che l'atto di nascita della moderna botanica veneta, e non solo, coincide con la fondazione avvenuta nel 1545 dell'Orto botanico di Padova, il più antico del mondo, ancor oggi nella sua sede originaria».
SOTTO LA LENTE
Insomma, una Regione sotto la lente di ingrandimento. Un caso di studio multidisciplinare. «La posizione del Veneto - si ribadisce - che ne fa una sorta di cerniera tra l'Adriatico e le Alpi, la frequenza, soprattutto nell'àmbito prealpino, di massicci di rifugio che hanno permesso la conservazione della flora durante le oscillazioni climatiche fredde della Preistoria e la continuità ambientale tra le catene montuose, hanno reso la flora regionale particolarmente ricca e preziosa». Ma occorre fare attenzione. Gli studiosi che hanno collaborato a questo libro lo dicono con chiarezza: «L'esasperata antropizzazione - indicano - e l'apertura al commercio internazionale lasciano la flora veneta vulnerabile all'introduzione, voluta o involontaria, di specie alloctone, molte delle quali segnalate anche qui per la prima volta in Italia e in Europa». Indispensabile, quindi, stare all'erta. Salvaguardare l'ecosistema veneto, garantendo le colture e la tutela delle piante autoctone. Una sfida che aspetta il Veneto anche per il prossimo futuro».
Paolo Navarro Dina
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Ultimo aggiornamento: 18:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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