TRENTO - Un medico del Pronto soccorso di Trento, si è rifiutato ieri mattina di curare un marocchino col permesso di soggiorno scaduto e già rifiutato anche dal medico di famiglia. Il dottore ha chiamato i carabinieri.
Oggi il caso trentino torna a far discutere: «Il professionista trentino ha fatto il suo dovere, segnalando un’irregolarità» ha postato ieri sui social il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. In linea con il leader anche il consigliere regionale Fabrizio Boron (lista Zaia) che guida la commissione Sanità del Veneto: «E’ giusto segnalare alle autorità che una persona di altra nazionalità si trova in territorio italiano senza documenti e ciò non esime i sanitari dal prestarle l’assistenza di cui necessita. Il medico di Trento ha fatto bene, lo straniero deve entrare o restare in Italia con le carte in regola. Anche perchè non è raro che qualcuno faccia il furbo e non esibisca i documenti al Pronto Soccorso per non pagare l’eventuale ticket. Il Veneto paga già 5 milioni di euro l’anno per curare i clandestini».
Il fatto è peraltro già avvenuto anche in Veneto: si ricordino le denunce già di 8 anni fa negli ospedali di Conegliano e Padova per due pazienti che erano senza documenti.
Ultimo aggiornamento: 12:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA Oggi il caso trentino torna a far discutere: «Il professionista trentino ha fatto il suo dovere, segnalando un’irregolarità» ha postato ieri sui social il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. In linea con il leader anche il consigliere regionale Fabrizio Boron (lista Zaia) che guida la commissione Sanità del Veneto: «E’ giusto segnalare alle autorità che una persona di altra nazionalità si trova in territorio italiano senza documenti e ciò non esime i sanitari dal prestarle l’assistenza di cui necessita. Il medico di Trento ha fatto bene, lo straniero deve entrare o restare in Italia con le carte in regola. Anche perchè non è raro che qualcuno faccia il furbo e non esibisca i documenti al Pronto Soccorso per non pagare l’eventuale ticket. Il Veneto paga già 5 milioni di euro l’anno per curare i clandestini».
Il fatto è peraltro già avvenuto anche in Veneto: si ricordino le denunce già di 8 anni fa negli ospedali di Conegliano e Padova per due pazienti che erano senza documenti.