La lunga crisi economica in realtà fa bene al lavoro femminile

Giovedì 9 Marzo 2017 di Raffaele Rosa
La lunga crisi economica in realtà fa bene al lavoro femminile
La crisi economica degli ultimi otto anni è diventata un'opportunità di lavoro più che una penalizzazione per le donne venete. Secondo un'indagine del centro studi della Cisl del Veneto, che si è basata su una serie di dati raccolti da Veneto Lavoro, tra il 2008 e il 2016 le posizioni lavorative aperte sul fronte femminile sono cresciute di 9.460 unità contro le 22.760 in meno registrate in ambito maschile. Un bilancio in attivo per le donne venete che ha ricevuto una spinta notevole soprattutto negli ultimi due anni grazie alla Legge di Stabilità e al Job Act e che registra delle interessanti migrazioni nei settori occupazionali soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile.
Se c'è stato un crollo per quel che riguarda il lavoro legato al manifatturiero, nello specifico il tessile, l'abbigliamento e il legno (-18.245 posti di lavoro) è aumentato in maniera esponenziale il capitolo legato ai servizi alla persona (+25.535) che comprende gli insegnanti, le operatrici sanitarie, le estetiste e parrucchiere e i servizi legati al sociali. Nell'ambito del lavoro operaio sono andati persi 20.590 posti, ma ne sono stati guadagnati 15.760 nel settore professionale tecnico e impiegatizio e 15.660 in quello dirigenziale e intellettuale. Nella tipologia dei contratti che sono stati attivati per la donne venete, emerge il part-time che solo nel 2016 hanno riguardato 45,7% dei casi. Per i contratti a tempo indeterminato i numeri dicono che nel 2015 le assunzioni sono arrivate 90.000 unità soprattutto grazie agli incentivi, poco meno di quanto accaduto nel 2008 (erano 96.000) e circa l'80% in più rispetto al 2014, mentre nel 2016 si sono fermate a 59.000. Resta, comunque il fatto che rispetto al 2008 le assunzioni di donne a tempo indeterminato sono pari 32.000 in più rispetto 8 anni fa.

Una delle conquiste nel campo del lavoro femminile riguarda poi le cessazioni volontarie, cosiddette dimissioni in bianco: da 80.000 del 2008 si è passati alle 48.700 del 2016 con particolare riduzione tra la fascia dai 30 ai 54 anni (-11%). La cessazione, dato curioso, è maggiormente visibile tra le donne straniere: dalle 14.350 del 2015 alle 9.800 del 2016 con un calo del 30% e tra queste 3.450 sono cinesi, obbligate a dichiarazioni on line dove non è più possibile far firmare contratti con foglio di dimissioni in bianco. Dato che fa specie è anche quello legato all'utilizzo dei vaucher tra il 2011 e il 2015: nel 2014 le donne hanno sorpassato gli uomini con questo tipo di remunerazione e nel 2015 sono state 91.750 le donne venete pagate con questo sistema.

Ultima questione quella legata al lavoro domestico: dopo la sanatoria del 2009 c'è una tendenza alla diminuzione sull'utilizzo di donne straniere (46.866 nel 2016) e di una, invece, leggera crescita di quelle italiane passate dalle 9.446 del 2008 alle 13.042 dello scorso anno. Nella pubblica amministrazione è in calo il numero dei dipendenti complessivi (dai 237mila ai 221.600), ma aumenta la percentuale femminile dal 60 al 63%. «Ci ha sorpreso con grande interesse il saldo in attivo a favore delle donne è il commento di Onofrio Rota, segretario regionale Cisl -. Dato interessante é il boom, dei contratti attivati grazie a job act e legge di stabilità, segno che in Veneto ha funzionato lo dicono i numeri».
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