Visite ed esami che si sono accumulati nei due anni di emergenza sanitaria: i piani con i relativi fondi economici sono stati stanziati dalla Regione proprio con l’obiettivo di ridurre le pesanti liste di attesa.
COPERTA CORTA
«Nella situazione in cui siamo e a emergenza non ancora del tutto rientrata - sottolinea Luciano Clarizia, presidente regionale dell’Ordine delle professioni infermieristiche - affinché i piani predisposti possano funzionare c’è bisogno di una programmazione che parta dalle assunzioni di infermieri che in questi due anni non sono state sufficienti. Nel caso dell’Asfo c’è da considerare anche i fenomeno di una certa fuga di professionisti, che va quanto prima bloccata. Inoltre - aggiunge il presidente dell’Ordine degli infermieri - se parliamo di prestazioni aggiuntive, cioé fatte fuori orario, è necessario stabilire degli incentivi economici che possano essere “attrattivi” per chi, su base volontaria, decide magari di rendersi disponibile a lavorare extra-orario ordinario e magari anche nel giorno libero». Come dire: se si comincia a rafforzare gli organici e si prevedono forme certe di incentivo economico le condizioni affinché ci siano infermieri disponibili ad allungare gli orari durante la settimana o anche il sabato mattina potrebbero esserci. «Ma se la coperta resta quella che è, dopo due anni terribili di emergenza, la si può tirare da che parte si vuole ma quella resta. Basti pensare - ricorda ancora Clarizia - che molti infermieri che hanno fatto i vaccinatori nel 2021 in piena emergenza non hanno ancora visto il riconoscimento economico, nonostante sia già stanziato sulla carta». Poi ci sono i numeri che, nel sistema sanitario pubblico, devono tenere conto dell’attività 24 ore al giorni per 365 giorni l’anno. Altro esempio: nell’ospedale di Pordenone dei circa 100 mila esami radiologici eseguiti all’anno, 50 mila sono eseguiti per emergenze al pronto soccorso, 22 per pazienti ricoverati e 28 mila per esterni. Sette esami su dieci sono eseguiti tutti i giorni e a tutte le ore della settimana. La maggior parte del personale ospedaliero e dei servizi territoriali (Rsa e Centri salute mentale) lavora a turno, coprendo le 24 ore per sette giorni la settimana. «Anche per questo - conclude Clarizia - senza personale in più è impensabile pensare a recuperi nei fine settimana».
I MEDICI
C’è poi l’altro dato che riguarda la difficoltà nel reperimento di figure mediche. «In particolare - come sottolinea l’Associazione dei primari di Pordenone - di radiologi. Senza queste figure è difficile recuperare attività ambulatoriale perché non si riesce ad aumentare il numero di esami radiologici, Tac e risonanze magnetiche». Spesso sono figure che non si trovano nemmeno bandendo i concorsi perché cercano situazioni dove. Si è di fronte a una sorta di “imbuto”: da una parte la necessità di ampliare l’offerta per ridurre liste e tempi d’attesa, dall’altra l’impossibilità di farvi fronte per mancanza di personale. La via d’uscita è l’ampliamento delle collaborazioni con il privato convenzionato.
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