A marzo 50 ricoveri ogni 4 giorni, oggi nessuno: il virus contagia ma morde di meno

Domenica 23 Agosto 2020 di Marco Agrusti
In Terapia intensiva ci sono solo due pazienti
TRIESTE - Che il virus si stia comportando in modo diverso rispetto ai giorni drammatici di metà marzo, è una convinzione ormai diffusa. Il dibattito interno alla comunità scientifica su fattori quali la carica virale, la caratteristica genetica della minaccia e l’indice di diffusione, è intenso e ricco di contraddittorio. Meglio allora affidarsi ai numeri, e a un confronto senza colore tra i bollettini diffusi dalla Protezione civile del Fvg nel momento più caldo della prima ondata e quelli di questi giorni. E la prima “sentenza” è pronta: quello di marzo era un virus che azzannava e che ogni 24 ore faceva impennare (non soltanto crescere) ricoveri, decessi e Terapie intensive; quello di oggi, invece, genera masse di asintomatici o di paucisintomatici, cioè di persone che accusano al massimo qualche linea di febbre e un po’ di tosse. Conta l’età media dei contagiati, scesa attorno ai trent’anni, ma nei laboratori della regione si studiano anche possibili mutazioni dei tratti genetici del virus. 
IL CONFRONTO
Il 16 marzo in Fvg iniziava la corsa del Covid verso il picco. Si registravano 49 positivi in più in 24 ore, ai quali facevano seguito 82 ricoveri di cui 15 in Rianimazione. Tre le vittime. Quattro giorni dopo, il 20 marzo, un’altra “botta”: 55 contagi, ben 143 ricoveri e 38 pazienti in Terapia intensiva. Altri quattro giorni dopo, una nuova impennata: 62 contagi, 195 ricoveri e 49 persone in Rianimazione. Dieci le vittime in un solo giorno. Si sarebbe arrivati al 29 marzo con 147 positivi in più in un giorno, 236 persone in ospedale e 61 in Terapia intensiva. Da quel momento, la lenta discesa. La progressione in primavera era inarrestabile: ogni quattro giorni, in media, entravano in ospedale dalle 40 alle 50 persone, cioè il 50 per cento dei nuovi positivi riscontrati dal sistema di tracciamento. E le Terapie intensive seguivano a ruota, con un tasso di crescita di circa 10 pazienti ogni quattro giorni di analisi. Sono tutti numeri che oggi si sono praticamente azzerati. Negli ultimi due giorni, infatti, in regione sono stati rintracciati 69 nuovi positivi, ma nessuno ha avuto bisogno del trasferimento in ospedale. Ed anzi, le Terapie intensive sono diminuite, oltre ad essere occupate non da positivi recenti, ma da contagiati di ritorno dall’Est Europa riferiti al mese di luglio. 
IL RAPPORTO CHIAVE
Un dato più che importante da analizzare, oltre che utile al confronto tra le due diverse fasi della pandemia, è quello tra il numero di tamponi effettuati in una settimana e i nuovi positivi riscontrati a valle della campagna di test. Nei sette giorni che si sarebbero conclusi il 19 aprile scorso, la Regione fece 6.298 tamponi, trovando 314 positivi, cioè il 4,9 per cento del totale. In questa settimana, invece, i tamponi sono saliti a quota 7.318 e i nuovi contagiati sono stati 127: la percentuale, quindi, è scesa all’1,7 per cento, tre volte inferiore a quella di aprile. 
I FATTORI
Ci sono alcune ragioni evidenti che oggi portano a numeri nettamente più rassicuranti rispetto a quelli di marzo e aprile. Il sistema di monitoraggio ha fatto passi da gigante: in primavera si testava quasi solo chi era portatore di sintomi già evidenti, nonché i contatti stretti del contagiato conclamato. Oggi invece si “interrogano” i focolai, e sino ad oggi sono stati tutti bloccati. Anche l’età media dei nuovi contagiati ha una spiegazione: nessuno, prima d’ora, aveva sondato il “popolo” dei giovani senza sintomi. Il tracciamento si era concentrato sul sistema sanitario. Ma anche cercando di più e in un nuovo “settore”, i numeri dicono che si trova di meno. E i casi sono tutti meno gravi. 
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