Mandata in pensione per errore e reintegrata, ma il ministero non paga la mensilità persa

Mercoledì 1 Giugno 2022 di C.A.
Giannina Carboni
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PORDENONE - In pensione per errore e gratis. Giannina Carboni, l’impiegata della Procura di Pordenone che il 31 marzo scorso ha salutato i colleghi per scoprire che c’era stato un disguido e doveva rientrare al lavoro, rischia di dover avviare una causa per vedersi riconoscere gli stipendi non percepiti durante il periodo in cui credeva di essere in quiescenza.

Il ministero della Giustizia, infatti, non sembra intenzionato a riparare al danno. Dopo una serie di mail scambiate con i funzionari, l’ausiliaria ha scoperto che attorno a sé si stava innalzando un muro sempre più alto.

È stata reintegrata il 12 maggio con una telefonata ricevuta da Roma: «Signora, c’è stato un errore, domani deve tornare a lavorare. Andrà in pensione il 1. settembre». L’indomani eccola di nuovo a Palazzo di giustizia tra la sorpresa e l’indignazione generale. «Nello stipendio del 23 maggio - spiega adesso Giannina Carboni - non ho ricevuto né il compenso per il mese e mezzo che sono rimasta a casa per errore né ciò che mi spettava per i giorni lavorati a maggio».

La rabbia è tanta. Quando era tornata al lavoro aveva detto che non aveva ha alcuna intenzione di «combattere con gli avvocati» per l’inghippo burocratico: «Mi basta recuperare lo stipendio che mi hanno fatto perdere». Tutto è cambiato. Il ministero pare non riconoscere l’errore, per un mese e mezzo è risultata assente per l’amministrazione giudiziaria e non ancora pensionata per l’Inps. E pensare che aveva chiesto al ministero se poteva restare in servizio ancora un po’, ma le avevano risposto che doveva andare in pensione per raggiunti limiti di età.

Giannina Carboni sapeva dal 4 agosto 2016 che il 31 marzo 2022 sarebbe andata in pensione. Glielo ricordavano ogni mese in un angolo della bustapaga. Una volta in pensione, scoperto che l’assegno non arrivava, ha chiamato l’Inps, dove le hanno spiegato che la pratica era in lavorazione. Poi hanno fatto riferimento a problemi con il ministero perché per via di alcuni codici erano sbagliati. Infine, il 2 maggio le hanno comunicato che la domanda di pensione era stata rigettata e che poteva essere reintegrata al lavoro fino al 31 agosto, quando potrà andare finalmente in pensione. 

«Io voglio la verità - si sfoga Giannina Carboni, origini sarde ma da tempo trapiantata in Friuli tra San Giorgio della Richinvelda e Udine - Qualcuno ha sbagliato, non è giusto che sia io a rimetterci. Ho seguito soltanto le indicazioni che mi erano state fornite. Non ho scritto io quella data sulla bustapaga». La vicenda ha amareggiato anche i tanti colleghi dell’ausiliaria. Il ministero farà un passo indietro o prenderà tempo per capire se la dipendente si rivolgerà alla magistratura per ottenere quanto le spetta?

Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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