Psichiatria, paziente violento prende a pugni due infermieri

Sabato 28 Dicembre 2019 di Alessandra Betto
La saletta del reparto di psichiatria dove c'erano già state aggressioni da parte di pazienti violenti
PORDENONE  -Nuova aggressione ai danni del personale infermieristico del Dipartimento di Psichiatria. A farne le spese sono stati due operatori dell’ospedale cittadino presi a pugni da un paziente. A distanza di una ventina di giorni dal terribile episodio accaduto nel Centro di salute mentale di San Vito al Tagliamento, dove un’infermiera si è salvata dalle coltellate inferte da un paziente , ecco un nuovo episodio, meno grave dal punto di vista delle conseguenze fisiche, ma non da quelle psicologiche. Teatro dell’aggressione è la corsia del Dipartimento di Psichiatria del Santa Maria degli Angeli, dove il paziente, considerato “difficile”, in due momenti diversi (intorno alle 22 di giovedì e poco dopo l’alba di ieri) si è accanito contro due infermieri. Nel primo caso l’operatore è riuscito a reagire e a renderlo in breve inoffensivo. Peggio è andata alla collega.
 
Verso le 4 del mattino, non è riuscita a parare i colpi, soccombendo sotto i pugni dell’uomo. Se nel primo attacco le medicazioni al pronto soccorso sono state sufficienti (il lavoratore è subito tornato in servizio), nel secondo la collega ha riportato una prognosi di 8 giorni per contusioni e tumefazioni a viso e corpo.

«Purtroppo – precisano Salvatore Montalbano, segretario regionale Fp Cisl e Daniela Antoniello, neo coordinatore provinciale Sanità di Fp Cisl – è stato un evento, l’ennesimo, che ha ferito una realtà già vessata dai continui tagli e dal massacrante turnover, che ha svelato una ferita aperta della sanità logorata alla base delle sue funzioni socio-assistenziali, abbandonata da chi ha il dovere di proteggere quanti operano e lavorano in contesti quotidianamente a rischio. E tutto questo a pochi giorni di distanza dall’aggressione di una infermiera al Csm di San Vito. Simili accadimenti dovrebbero restare fuori dalle corsie di un ospedale. Invece, soprattutto negli ultimi anni, il clima sta diventando sempre più pesante, irrespirabile, asfissiante. Il rischio di trovarsi in situazioni simili è quanto mai elevato e gli operatori, dopo tante segnalazioni cadute nel vuoto, non si sentono tutelati, vivono e lavorano in campi minati senza la giusta protezione».
L’Azienda sanitaria cosa sta facendo? «Sollecitiamo ancora una volta l’amministrazione affinché operi senza ulteriori indugi in ordine alla necessità di un intervento urgente nei reparti più delicati, magari partendo dall’attivazione fin da subito un servizio di vigilanza attiva, in difesa degli operatori e dei pazienti stessi. Dobbiamo valutare il rischio che il paziente avrebbe potuto colpire un altro paziente e non “solo” i due infermieri coinvolti la scorsa notte. Organizzeremo a Pordenone nel prossimo febbraio, come fatto a Udine, il corso “Come prevenire e come difendersi dalla violenza verbale e fisica”. Non possiamo affidare la vita di un lavoratore al ferretto del reggiseno: lavoriamo insieme per costruire un futuro di maggiori tutele e di maggiori diritti».
Alessandra Betto
Ultimo aggiornamento: 12:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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