Rifiuti, la strana “vocazione” del Friuli Occidentale per gli inceneritori. Lettera aperta di Legambiente

Martedì 24 Ottobre 2023 di Lorenzo Padovan
Impianto termovalorizzatore (foto d'archivio)

PORDENONE - «Si è aperta, da qualche tempo, una strana gara ad accaparrarsi l’autorizzazione per realizzare inceneritori di rifiuti di ogni tipo: se urbani, speciali o speciali-pericolosi poco importa, c’è fiducia che le cose si possano sistemare strada facendo. Leader in questa curiosa competizione è, al solito, il Friuli Occidentale che evidentemente o si sente vocato a questo tipo di attività o è particolarmente sensibile ai disinteressati consigli che gli vengono recapitati». Sono le parole con cui Alessandro Ciriani, presidente del Circolo Legambiente di Pinzano al Tagliamento, si rivolge alle istituzioni in una lettera aperta. «Leggiamo che tali proposte vengono in effetti definite “naif” da chi ha modo di valutarle contestualmente, ma anche dagli stessi proponenti i quali definiscono “naif” le proposte della concorrenza e non le proprie - prosegue la disamina -.

Per chi pensasse che le motivazioni scientifiche della proposta si fermino a queste chiare definizioni, vale la pena soffermarsi all’istruttivo elenco di cose non dette e cose appunto naif che dovrebbero costituire la base per una politica regionale di gestione dei rifiuti».


LA RACCOLTA FIRME
Proprio ieri in Consiglio regionale, a Trieste, sono state depositate 5mila firme contro l’impianto di Spilimbergo. L’opposizione (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) chiede nuovi studi e soprattutto l’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti, procedendo all’implementazione, prevedendo le risorse necessarie per ridurre al minimo gli impatti determinati dagli impianti di smaltimento sul piano ambientale, paesaggistico, sociale e della salute». Ma c’è anche chi (Conficoni) ha chiesto direttamente uno studio epidemiologico per poter valutare gli impatti. 


I RIFIUTI DEGLI ALTRI
Ciriani (che è omonimo del sindaco di Pordenone) ricorda inoltre che «viene affermato che ogni anno oltre un milione di tonnellate di rifiuti escono dalla nostra Regione ma non si dice che parte di essi rientrano dopo essere stati trattati e che, soprattutto, ulteriori ingenti quantità, e della peggior specie, ne entrano. Quindi la Regione, se nel complesso è carente di impianti per l’incenerimento di rifiuti urbani, dall’altra è una smaltitrice seriale di rifiuti speciali e speciali-pericolosi che provengono da fuori Regione. Perché quindi non si procede a riequilibrare tale gestione prima di fare un nuovo inceneritore?». A giudizio degli ambientalisti, «ci sarà sempre una quantità da valorizzare, ma la tendenza ad incenerire deve calare». Secondo il presidente del Circolo di Legambiente, «il ragionamento che sembra in grado di eliminare ogni ragionevole dubbio pare sia quello delle api. Ci sono le api quindi l’impianto è salubre. Qualche tempo fa, presso un grande inceneritore in Veneto, anch’esso moderno e all’avanguardia, abbiamo in effetti notato questa pratica. C’erano i cartelli che illustravano l’iniziativa, c’era l’apiario ma non si vedevano le api. Per eccesso di cortesia non si è chiesto alla gentilissima guida dove fossero le api per evitargli risposte imbarazzate del tipo “non so”, bisogna chiederlo all’apicoltore» o «adesso non ci sono ma la settimana scorsa erano lì. Le api possono venire impiegate per monitorare la quantità di polveri e metalli nell’aria non per dimostrare che l’aria si può respirare a pieni polmoni. Speriamo almeno che questa ridicola tattica di greenwashing non diventi anche qui un brutto vezzo - conclude Alessandro Ciriani - che rischierebbe, qualora il miele venisse consumato o commercializzato, di mandare in fumo, oltre ai rifiuti, anche la fiducia dei consumatori nei confronti del vivace comparto degli apicoltori friulani. 

Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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