Centri migranti al collasso. Giunta Fedriga, appello al governo: chiudere le frontiere

«Posti di blocco selettivi e continuati nel tempo appena dentro i confini di Stato»

Martedì 27 Giugno 2023 di Marco Agrusti
Immigrazione: la rotta balcanica “presenta il conto”. Fedriga pronto a chiudere i confini

Il conto di un inverno in cui la Rotta balcanica non si è mai fermata è arrivato. Il Friuli Venezia Giulia paga una stagione fredda anomala, durante la quale il flusso di migranti è aumentato anziché diminuire. E adesso, con i centri di smistamento al limite del collasso e un sistema di accoglienza diffusa che non riesce più a garantire alloggi a sufficienza, scatta un appello drastico al governo Meloni. Senza la collaborazione reale delle autorità slovene e croate nella gestione della Rotta balcanica, la giunta Fedriga è pronta a chiedere a Roma di “chiudere” le frontiere.

Una misura limite, che cammina sul filo della Convenzione di Schengen ma che di fatto altri paesi dell’area comunitaria mettono in pratica con sorprendente regolarità. E soprattutto garantiti dal silenzio delle autorità di Bruxelles. 


La stretta

A parlare è l’assessore della giunta Fedriga che anche nel secondo mandato del presidente regionale cura l’emergenza immigrazione, cioè Pierpaolo Roberti. Gli arrivi nella sua Trieste sono quotidiani, con i riflessi che poi si estendono a tutte e quattro le province del Friuli Venezia Giulia. Dal 1. gennaio, poi, la Croazia è entrata a far parte dello spazio Schengen, di fatto diventando l’ultima frontiera esterna dell’Ue anche dal punto di vista dei confini controllati. Ma a quanto pare le autorità croate (nonché quelle slovene, da tempo sottodimensionate quanto a forze dedicate all’immigrazione) non dimostrano di marciare sulla strada della limitazione dei flussi lungo la Rotta balcanica. Ecco allora l’irritazione e assieme l’appello lanciato dal Friuli Venezia Giulia al governo Meloni. 
«Se Slovenia e Croazia non inizieranno a collaborare un po’ di più, limitando gli arrivi in territorio italiano di migranti che compongono la Rotta balcanica, saremo costretti a chiedere i cosiddetti controlli di retro-valico». 


I dettagli

In cosa consistono questi controlli? Come detto, siamo ai limiti dell’applicazione della Convenzione di Schengen. Si tratta tecnicamente di posti di blocco selettivi e continuati nel tempo a poche centinaia di metri dal confine di Stato, in territorio italiano e in questo caso friulano. Di fatto è garantita la libera circolazione delle persone e delle merci (tra Italia e Slovenia non esistono le frontiere), ma allo stesso tempo è istituito nuovamente un controllo auto per auto dei transiti. È ciò che avviene con grande regolarità (ma è solo un esempio) al confine tra Austria e Germania, se si percorre l’autostrada che da Salisburgo porta alla Baviera. Ed è quello che il Friuli Venezia Giulia vorrebbe da Roma per arrestare il flusso di migranti. «Il tutto senza arrivare ad una sospensione di Schengen», garantisce Roberti. I valichi maggiormente portati per questo tipo di operazione potrebbero essere quelli di Fernetti e Rabujese a Trieste e quello di Coccau a Tarvisio, al confine con l’Austria, anche se in misura minore. 

Il grande centro

Soluzioni d’emergenza, quindi, in mancanza di una svolta - annunciata a maggio - che però ancora non si vede. Il Friuli Venezia Giulia, infatti, attende ancora di conoscere dove sarà realizzato l’hot spot per i migranti sul territorio regionale. La giunta Fedriga non ha più avuto aggiornamenti dal commissario Valerio Valenti. La struttura sarebbe composta anche da una sezione dedicata ai rimpatri dei cittadini che non arrivano da Paesi considerati rischiosi. Proprio l’elemento che oggi manca in regione, nonché il nodo che fa scoppiare i centri d’accoglienza. 

Ultimo aggiornamento: 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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