La rotta balcanica torna a riempire il Friuli Venezia Giulia: arrivano migranti in massa

Venerdì 16 Giugno 2023 di Loris Del Frate
Un gruppo di migranti

 «Un problema.

Molto serio sul quale è necessario intervenire con più strategie. Stiamo cercando di individuarle in tempi brevi e di attuarle. In ogni caso il territorio oramai è saturo, non c’è più spazio. Stiamo scoppiando». Con la lucidità e la correttezza che lo contraddistingue la fotografia dell’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, spiega esattamente come stanno le cose sul fronte dei migranti che giorno dopo giorno stanno facendo sempre più pressione sulla rotta balcanica. Entrando quasi in massa.


I NUMERI


«I flussi quotidiani sino ad ora - va avanti Roberti - in questi primi mesi estivi sono più o meno simili rispetto a quelli del 2022 che alla fine hanno fatto registrate il record di ingressi di migranti in Friuli Venezia Giulia. Ci sono però due problemi in più: i mesi invernali di quest’anno hanno fatto registrare accessi simili a quelli dei mesi estivi, quindi molto alti e ora con l’arrivo dell’estate riteniamo che gli arrivi aumentino ulteriormente. Abbiamo già una indicazione di massima. Se così sarà - dice l’assessore - a fine anno supereremo abbondantemente i 16 mila che è stato il numero record del 2022».


LA SITUAZIONE


«Sappiamo che la situazione nelle province di Udine e Pordenone sta diventando critica e che non ci sono più posti disponibili con migranti che dormono e vivono all’aperto. A Trieste e Gorizia è ancora peggio. Da tempo, oramai, non c’è spazio per alcun tipo di collocamento. Lo sappiamo perchè siamo in contatto con tutte e quattro le Prefetture che hanno il compito di coordinare».


I RICOLLOCAMENTI 


«Sino a qualche settimana fa funzionavano e avevamo anche ottimi numeri - afferma Roberti - tali da mantenere il sistema in equilibrio. Parliamo di 250 - 300 migranti ricollocati fuori regione a settimana. Poi la rotta via mare si impennata e i numeri sono diventati enormi. Ora la prima necessità è liberare Lampedusa quindi sono calati i ricollocamenti dal Friuli verso altre regioni».


CROAZIA E SLOVENIA


Nonostante incontri bilaterali, colloqui e promesse le cose con i due Paesi confinanti non sono cambiate molto rispetto al passato. «La Croazia - spiega - ora che è nella Ue li fa transitare senza trattenerli come invece dovrebbe fare perchè è primo Paese sul quale arrivano e la Slovenia non accetta quasi alcun respingimento». Come dire che chi parte arriva direttamente sulla porta del Friuli dove entra. «È chiaro che queste sono condizioni essenziali per cercare di dare un freno agli arrivi - racconta ancora l’assessore - e senza questo apporto tutto diventa ancora più complicato».


HOT SPOT


E siamo arrivati al tassello più importante, la realizzazione sul territorio di un hot spot che da un lato dovrebbe evitare il rischio di ritrovarsi migranti dispersi su tutto il territorio della regione che dormono all’aperto, vanno in giro senza avere un riferimento e magari finiscono tra le maglie della delinquenza a spacciare. Un hot spot aveva detto il ministro Piantedosi ancora lo scorso febbraio da realizzarsi in tempi brevi, nelle aree confinarie. Oggi sono cambiate un po’ le cose. Intanto l’hot spot non c’è ancora e soprattutto non è più necessario che venga realizzato il più vicino possibile al confine. E la musica è cambiata. 


NESSUNO LO VUOLE


Già, nessuno lo vuole sul proprio territorio. «I quattro Prefetti del territorio con il commissario Valente - dice Roberti - stanno lavorando per cercare un sito e speriamo che si arrivi a trovarlo in tempi brevi. Una struttura di quel genere - spiega l’assessore - non è l’unica cosa da fare per mettersi al sicuro, ma è fondamentale perchè chi arriva dalla rotta Balcanica e richiede il permesso di soggiorno resterebbe nella struttura 2 - 3 giorni poi verrebbe dirottato in altre regioni in attesa di completare le pratiche. Ma all’interno dell’hot spot verrebbero sistemati anche gli stranieri che per nazionalità non hanno diritto al permesso. Una permanenza massima di una settimana, 10 giorni, poi sarebbero rispediti a casa. In questa maniera la situazione avrebbe subito un miglioramento».

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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