La guerra non ferma gli affari: dal metallo al vino, ecco gli incassi d'oro del Friuli nella Russia di Putin

Lunedì 11 Settembre 2023 di Marco Agrusti
Bramme d'acciaio

La guerra conclamata tra Russia e Ucraina, iniziata con l’invasione dei territori del Donbass da parte dell’esercito di Vladimir Putin, ha una data: il 24 marzo del 2022, giorno in cui i carri armati con la “Zeta” hanno superato il confine dando il via all’aggressione.

Un riferimento temporale piazzato al centro del primo trimestre economico dell’anno scorso. «L’export friulano in Russia morirà», si disse allora. E invece non è stato così. Anzi, ci sono settori che dopo lo sconvolgimento geopolitico innescato dal conflitto e dalle sanzioni occidentali verso la Russia ci hanno addirittura guadagnato. E neppure poco, al punto da far parlare di impennata. Un esempio? Le macchine per la formatura dei metalli. Nel primo trimestre di quest’anno il balzo è stato del 753 per cento. Mostruoso. 


I NUMERI


Le esportazioni del Friuli Venezia Giulia verso la Russia hanno subito pesanti battute d’arresto nelle branche dell’economia interessate direttamente dalle sanzioni. Ma il commercio, senza pubblicità eccessiva, tra due realtà che fino all’anno scorso si definivano amiche (Putin era stato addirittura informalmente invitato in Friuli), non solo non si è arrestato. Anzi, piovono affari tra Mosca e Trieste. Detto già delle macchine per la formatura di metalli, che dall’inizio della guerra hanno portato in Friuli (dalla Russia) 4 milioni di euro contro il 474mila del primo trimestre del 2022 (fonte Istat), ci sono molti altri settori in decollo. L’export friulano a Mosca, ad esempio, vola anche per quanto riguarda la categoria “motori, generatori elettrici, apparecchi per la distrubuzione dell’elettricità”. Pare quasi un controsenso, visto il progressivo allontanamento dalla dipendenza dall’energia russa. Eppure i dati non mentono, parlando addirittura di un più 1.363 per cento, con 2,4 milioni di esportazioni a fronte dei 179mila euro dell’inizio del 2022. In crescita netta anche la voce “altre macchine di impiego generale”, che nel primo trimestre dell’anno in corso fa segnare un + 95 per cento monstre. Sempre in buono stato di salute (ma se n’era già parlato in modo specifico) l’esportazione delle bevande (incluso il vino, prodotto d’eccellenza della nostra regione: in questo caso le merci che hanno raggiunto Mosca sono cresciute del 183 per cento. Un milione di euro contro i 380mila euro del primo trimestre del 2022, quando il conflitto in Ucraina ancora non c’era oppure era appena iniziato. 


I GIGANTI


Da dove partono i carichi che raggiungono - senza sanzioni - la Russia di Putin? Principalmente dalla provincia di Udine. Un esempio? I macchinari per la formatura dei metalli. Tra Pordenone e Trieste non si arriva al milione di euro, mentre solo a Udine si raggiungono i 3,5 milioni di giro d’affari. Stesso dato, poi, anche per la voce “altre macchine”. Pordenone guida la classifica dei mobili (seppur in forte calo) e delle macchine per l’agricoltura, con un giro d’affari vicino ai 5 milioni di euro. 


IL CONTRACCOLPO


C’è chi ci ha guadagnato dalla situazione internazionale sempre più tesa? Sicuramente sì, lo dicono i numeri. Le sanzioni però hanno colpito altri settori. E duramente. Ad esempio il mobile, che dallo scoppio della guerra ha perso incassi per un milione e mezzo di euro. In generale l’export friulano ha perso l’8,8 per cento, pari a 3,5 milioni di euro. Nessun crollo, grazie ai settori che in Russia ci sono ancora dentro. Mani e piedi. 

Ultimo aggiornamento: 16:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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