PORDENONE - In misura molto minore, lo stesso fenomeno lo si era notato quando il Green pass era stato introdotto nel mondo della scuola.
IL “MERCATO”
Come sempre, nel corso della storia post-vaccino della pandemia, le informazioni corrono su una chat diventata simbolo del popolo no-vax e no Green pass: Telegram. I gruppi non sono facilmente identificabili, bisogna conoscerli ed è affare per pochi. Non pochissimi, però, dal momento che la comunità in questione raggruppa migliaia di utenti. L’argomento è uno solo: trovare un lavoro per il quale non sia richiesto il Green pass. E non si parla solamente di professioni che si possono svolgere da casa, ma di vere e proprie offerte “clandestine” sponsorizzate da chi, di chiedere il certificato, non si sogna nemmeno. Contravvenendo in questo caso in modo palese alle regole stabilite dal decreto del governo. Il gruppo si chiama in modo abbastanza inequivocabile: “Lavoro no Green pass”. E ha una sezione dedicata anche al Friuli Venezia Giulia. Dentro c’è un po’ di tutto. È una specie di “agenzia” non convenzionale, e soprattutto non registrata e non controllata, dove gli utenti si scambiano sia consigli che informazioni in merito a posti di lavoro (in nero o meno) che non prevedono il Green pass. Non lo prevedono, va specificato, perché secondo il tam tam della rete il titolare non lo chiede, oppure perché non è affatto prevista la presenza.
I CASI
Cosa chiedono e cosa offrono gli utenti del “mercato nero” del web? C’è davvero un po’ di tutto. «Posta l’annuncio per cercare lavoro - è il messaggio di benvenuto - e inserisci il curriculum». E fin qui tutto bene. Sembra tutto normale. Ma è tra i commenti che si legge il meglio. Ci sono ex dipendenti d’ufficio - ora sprovvisti di Green pass perché non vogliono fare nemmeno i tamponi - che si propongono per impieghi totalmente diversi. «Cerco lavoro come giardiniere, spaccalegna o autista», scrive Mauro da Palmanova. «Offro ripetizioni di tedesco e inglese, ma sono disponibile anche all’allestimento di classi scolastiche interamente domestiche», è la proposta un po’ visionaria di Angela di Spilimbergo. «Devo pagare le bollette, ditemi chi non chiede il Green pass», è più realista Guido di Udine. Ci sono anche indicazioni relative a piccole imprese che secondo gli utenti non chiederebbero la certificazione. Il dettaglio è ovviamente tutto da verificare.
IL SOMMERSO
Ma non serve immergersi nel web per capire che i controlli relativi al Green pass sono semplici in molte realtà e pressoché impossibili da monitorare in tante altre. Un esempio? Le collaboratrici domestiche o le badanti. Il decreto è chiaro: anche loro devono avere il Green pass e a controllare devono essere i datori di lavoro. Cioè i familiari dell’assistito. Ma è oltre l’immaginabile pensare a verifiche esterne casa per casa.