Influenza aviaria, c'è il «rischio pandemia»: l'autorità europea per la sicurezza alimentare rilascerà un parere entro la fine dell'anno

Ecco il rapporto congiunto dell'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e della European Food Safety Authority ( Efsa) pubblicato oggi

Mercoledì 3 Aprile 2024
Influenza aviaria, c'è il rischio pandemia: Efsa rilascerà un parere entro la fine dell'anno

Il mondo rischia una nuova pandemia a causa del virus dell'influenza aviaria proprio come è successo con il Covid. «Se i virus dell'influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala». È l'avvertimento che arriva da un rapporto congiunto dell'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e della European Food Safety Authority (Efsa) pubblicato oggi, che segnala che, a causa dell'intensa diffusione del virus e della sua continua evoluzione, «potrebbero essere selezionati nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni per l'adattamento nei mammiferi».

Infezione umana: c'è già qualche caso

«A oggi, il virus A/H5N1 del clade 2.3.4.4b attualmente circolante ha causato solo pochi casi di infezione umana», spiegano le agenzie. «Tuttavia, l'elevato numero di infezioni ed eventi di trasmissione tra diverse specie animali aumenta la probabilità del riassortimento virale e/o dell'acquisizione di mutazioni che potrebbero migliorare la capacità dei nuovi virus influenzali emergenti di infettare, replicarsi e trasmettersi in modo efficiente a e tra i mammiferi», aggiungono. Il virus ha già «dimostrato la capacità di compiere alcuni passi evolutivi verso l'adattamento ai mammiferi», specificano Ecdc ed Efsa. Ha imparato a moltiplicarsi in maniera più efficace nelle cellule di mammifero e a sviare alcune componenti della risposta immunitaria.

Inoltre, sembra particolarmente in grado di combinarsi con altri virus circolanti, una caratteristica, quest'ultima, che potrebbe conferirgli ulteriori caratteristiche vantaggiose per diffondersi nei mammiferi. Ciò gli ha già consentito di infettare un'ampia gamma di mammiferi selvatici e di causare piccole epidemie anche in animali da compagnia, come i gatti. Nonostante ciò, non ci sono al momento prove di trasmissione da mammifero a mammifero.

Anticorpi neutralizzanti sono rari

Nè ci sono indicatori che facciano sospettare che il virus abbia acquisito una maggiore capacità di infettare l'uomo. Se questa trasformazione avvenisse, precisano le agenzie, l'uomo sarebbe particolarmente vulnerabile a infezioni da virus dell'influenza aviaria A/H5N1. «Gli anticorpi neutralizzanti contro i virus l'A/H5 sono rari nella popolazione umana, poiché l'H5 non è mai circolato negli esseri umani. Ciò significa che qualsiasi virus A/H5 trasmissibile, con un numero di riproduzione di base (R0) superiore a 1, si diffonderà», continuano. Secondo il rapporto, al momento, il rischio di infezione da virus A/H5N1 per la popolazione generale è basso, nonostante l'elevato numero di infezioni nei volatili e la trasmissione in diverse specie di mammiferi. È invece «da basso a moderato per coloro che sono esposti professionalmente o in altro modo ad animali infetti da influenza aviaria».

 

Trasmissione all'uomo: non si può escludere

Tuttavia, lo scenario potrebbe cambiare e «non possono essere escluse future trasmissioni sporadiche dagli animali all'uomo e malattie gravi correlate negli individui», avvertono Ecdc ed Efsa che invitano ad alzare la guardia: «negli allevamenti, la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata». Inoltre, è necessario «limitare l'esposizione dei mammiferi, compreso l'uomo», intensificare «la sorveglianza sugli animali e sull'uomo», «insieme all'analisi genomica e alla condivisione dei dati di sequenza», concludono. 

 

Virus respiratorio

La trasmissione" dell'influenza aviaria "da uccelli infetti all'uomo rimane un evento raro, senza che sia stata identificata alcuna infezione umana confermata nell'Ue/Spazio economico europeo. Tuttavia, la possibilità che i virus dell'influenza aviaria si adattino agli esseri umani e causino una pandemia rimane motivo di preoccupazione". E' il monito che arriva dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, attraverso le parole di Angeliki Melidou, principale esperto Ecdc di virus respiratori. Commentando il quadro emerso dal rapporto congiunto pubblicato oggi con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), Melidou mette l'accento sull'importanza di mettere in campo "vigilanza continua, sforzi finalizzati alla preparazione e una maggiore comprensione dei fattori sottostanti" all'evoluzione del virus e a una sua eventuale diffusione.

In arrivo parere scientifico

Prossimi passi, spiega l'Efsa in una nota pubblicata online: "Entro la fine dell'anno, Efsa ed Ecdc pubblicheranno un parere scientifico in cui valuteranno come potrebbe svilupparsi una potenziale pandemia influenzale" e forniranno "indicazioni ai gestori del rischio per ridurre i rischi per la salute umana". Qual è il pericolo? "Questi virus - avvertono gli autori del report diffuso oggi - continuano ad evolversi a livello globale e, con la migrazione degli uccelli selvatici, potrebbero essere selezionati nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni" utili "per l'adattamento ai mammiferi. Se i virus dell'influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5 nell'uomo".

 

Come si fa a rudurre il rischio?

E "l'emergere di virus dell'influenza aviaria in grado di infettare i mammiferi, compreso l'uomo, può essere facilitato da vari fattori". Da qui la necessità di misure di riduzione del rischio, evidenziano gli enti Ue. Le autorità dei diversi settori (veterinario e umano) dovrebbero "collaborare in prospettiva One Health per limitare l'esposizione dei mammiferi, compreso l'uomo, ai virus dell'influenza aviaria. La sorveglianza sugli animali e sull'uomo dovrebbe essere rafforzata - si indica ancora nel report - insieme all'analisi genomica e alla condivisione dei dati di sequenze" virali. "Negli allevamenti, la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata per evitare che gli animali entrino in contatto con l'infezione e la diffondano".

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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