PORDENONE E UDINE - Gli esperti, in coro, non sono sorpresi.
IL DETTAGLIO
I campioni sono stati prelevati e inviati a Trieste il 18 febbraio. Provengono dalle quattro province. «In base agli ultimi esami effettuati - ha spiegato il vicepresidente regionale Riccardi - appare maggiormente pronunciata la situazione dell’Isontino, con a seguire quella del Friuli centrale». Ma molto dipende dall’ampiezza del campione. Nella fascia isontina, infatti, sono risultati positivi alla variante inglese tre tamponi su cinque, più della metà. Ma la base di partenza è piccola. A preoccupare molto, infatti, è la provincia di Udine, dove i campioni presi in esame sono stati 27, e otto hanno dato esito positivo per il ceppo mutato. Nel Friuli Centrale, su una base abbastanza consistente, la percentuale è del 30 per cento. Sta decisamente meglio la provincia di Pordenone, dove la variante inglese è stata trovata in un solo caso su nove, con un’incidenza dell’11 per cento. Si tratta del sesto caso in totale di febbraio. Le analisi sono state compiute all’interno dell’Area Science Park di Trieste. Il team è coordinato dal professor D’Agaro, virologo dell’Asugi.
CONSEGUENZE
La Regione non ha in tasca alcun provvedimento imminente, ma la soluzione è già sul tavolo. Dove saranno individuati i focolai più pericolosi, scatteranno micro zone rosse localizzate, con la chiusura totale di aree comunali o sovracomunali. L’altra alternativa è l’area “arancione scuro”, con le regole dell’arancione “normale” ma con le scuole chiuse sino alle elementari. Rischiano soprattutto comuni già toccati da focolai come quelli nella fascia tra Monfalcone e Gradisca d’Isonzo ma sotto la lente c’è anche la provincia di Udine, ovviamente non tutta. «L’esito del sequenziamento sul campione di tamponi positivi esaminato indica un andamento della diffusione della variante inglese tutt’altro che trascurabile in Friuli Venezia Giulia», ha spiegato ancora Riccardi. Come noto - ha concluso il vicepresidente - a questa mutazione del Covid è attribuita una capacità di diffusione accentuata di almeno il 37 per cento. Al fine di prevenire l’insorgere di altri focolai i Dipartimenti di prevenzione sono impegnati nelle operazioni di tracciamento cercando di isolare il più possibile questa variante».
Sarà proprio questo il lavoro più importante. I Dipartimenti di prevenzione, dopo aver ricevuto i dati, si sono messi già al lavoro per compiere le indagini epidemiologiche legate ai casi riconosciuti di variante inglese. Sta accadendo anche in provincia di Pordenone, dove a inizio febbraio proprio l’opera di tracciamento aveva permesso di individuare e isolare un caso in più (il fratello di un contagiato) rispetto all’analisi iniziale.