Covid in Fvg, vaccino obbligatorio ormai vicino. Gli imprenditori: «Pronti e favorevoli»

Lunedì 3 Gennaio 2022 di Davide Lisetto
L'hub per i vaccini di Confindustria a Vallenoncello (Pn)
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La strada sembra ormai segnata: il governo potrebbe presto (già con un provvedimento del Consiglio dei ministri di mercoledì) introdurre l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori attraverso il Green pass rafforzato.

Una misura che sul territorio regionale - in particolare nel Friuli occidentale - trova il mondo del lavoro, oltre che sostanzialmente d’accordo, ma anche già preparato e pronto. È proprio qui che, già nei primi mesi del 2021, Confindustria Alto Adriatico e organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno istituito attraverso dei Protocolli territoriali “pilota” a livello nazionale i primi Hub vaccinali nelle zone industriali proprio per incentivare le immunizzazioni nelle fabbriche e tra i lavoratori.


LE ESPERIENZE


«Al di la del fatto che come Confindustria - sottolinea il presidente della territoriale Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti - siamo stati da subito, in tempi non sospetti, per l’obbligo vaccinale. Ci si arriva ora, seppure indirettamente e se sarà confermato dai prossimi provvedimenti del governo, con il super-Green pass obbligatorio. Qui da noi la misura trova terreno fertile in quanto abbiamo avviato con il sindacato esperienze importanti sul fronte della campagna vaccinale nei luoghi di lavoro». E sul fronte sindacale il responsabile Cisl di Pordenone, nonché componente della segreteria regionale del sindacato, Cristiano Pizzo conferma e ricorda: «La Cisl era favorevole al vaccino obbligatorio già dall’estate scorsa. Poi si è arrivati al certificato verde obbligatorio che prevedeva anche il tampone. La situazione epidemiologica oggi è cambiata, vedremo che tipo di provvedimento intendere assumere il governo. Il dovere di vaccinarsi dovrà prevalere, ma nei luoghi di lavoro, più che obblighi imposti dall’alto, sarebbe sempre meglio un confronto e il dialogo che possono portare a risultati più efficaci».


I RISCHI


Di fronte alla fortissima risalita della curva dei contagi il governo pare intenzionato a imboccare la strada dell’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori così come già accade per il personale sanitario, il personale scolastico, le forze dell’ordine e i dipendenti delle ditte esterne che svolgono servizi all’interno delle Rsa. «Se i dati continuano a salire a questa velocità come da previsioni - sottolinea il presidente di Confindustria, Michelangelo Agrusti - il vero rischio, anche se variante Omicron è meno grave, è che salti il sistema ospedaliero e sanitario. E quindi è necessario spingere in tutti i modi e in tempi brevi la vaccinazione». Possibili ricadute negative sul sistema produttivo per assenze o sospensioni? «Il vero problema - ne è convinto Agrusti - è che sia la grande velocità con cui si sta diffondendo il virus in questo momento a chiudere le fabbriche più che le limitate assenze dei no-vax. Perciò chi insiste nell’atteggiamento del rifiuto del vaccino dovrebbe superare ogni dubbio e ogni paura capendo che il vaccino protegge loro più che gli altri». Numeri esplosivi di contagi che mettono a rischio la tenuta del sistema economico.


LE NUOVE REGOLE


«Serve agire in fretta per cercare di arginare la velocissima corsa del virus. Ma non ho dubbi - sostiene il leader di Confindustria Alto Adriatico - che si arrivi a un provvedimento gestibile. Per quanto possibile, come sempre in accordo con il sindacato, sul territorio cercheremo di mettere in atto i protocolli bilaterali e gli istituti territoriali che abbiamo creato per accompagnare l’eventuale provvedimento del governo verso l’obbligo. L’esperienza attuata con gli hub nelle fabbriche potrà aiutarci». Una linea sostanzialmente condivisa dal responsabile Cisl Cristiano Pizzo: «È vero che siamo - afferma - un territorio virtuoso da questo punto di vista. Ora si tratta di capire bene che tipo di decreto farà il governo. Ripeto: fermo restano la necessità di un dovere di vaccinarsi, più che un obbligo imposto sarebbe opportuno aprire un confronto nei luoghi di lavoro. Riteniamo che arrivare a una qualche forma di obbligo attraverso il confronto con le parti sociali possa condurre a un risultato più condiviso ed efficace. Dire sì al vaccino significa dire sì alla vita, proteggere la salute propria e quella degli altri e accelerare la ripresa. È necessario fare capire che è un atto di responsabilità».

Ultimo aggiornamento: 07:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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