Emergenza Covid: ora i pneumologi fuggono e il reparto è a rischio

Sabato 16 Aprile 2022 di D.L.
Medici di pneumologia in fuga (foto d'archivio)

PORDENONE - L'emergenza Covid, che negli ultimi due anni per il reparto è stata pesantissima, e la mancanza di medici pneumologi mettono a rischio il reparto della Pneumologia dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone.

Tanto che, vista la grave situazione, la direzione dell'Azienda sanitaria ha dovuto correre ai ripari attraverso una riorganizzazione. Di fatto, il reparto è stato convertito in una Medicina Covid sotto la direzione del Dipartimento dell'area Medica guidato dal primario delle Medicina Uno e Due, Maurizio Tonizzo. Un modo per consentire di dare manforte agli pneumologi attraverso il supporto di colleghi internisti delle Medicine e dei medici infettivologi della struttura semplice guidata dal responsabile Massimo Crapis. Di fatto, dunque, la Pneumologia si trasformerà in una Medicina Covid, dal momento che gli altri due reparti di Medicina sono ormai Covid free da settimane. Mentre i pazienti con sole patologie pneumologiche continuano a essere presi in cura dagli pneumologi e seguiti nei posti letto no-Covid, oltre che dalla rete degli ambulatori pneumologici che è sempre rimasta attiva. I pazienti ricoverati a causa del virus vengono invece seguiti da un pool di pneumologi, internisti e infettivologi. Una soluzione provvisoria, almeno nelle intenzioni della direzione dell'Asfo. Ma la preoccupazione tra il personale - e nelle loro organizzazioni sindacali - sta ormai aumentando giorno dopo giorno. I timori sono rivolti al futuro: una volta che si uscirà dalla pandemia che ne sarà del reparto? Rimarrà una sorta di Medicina 3? Oppure tornerà a essere una Pneumologia a tutti gli effetti? Per ora risposte certe non ce ne sono.

LE DIFFICOLTÀ
I trenta posti letto del reparto, durante l'emergenza sanitaria, hanno dovuto rispondere all'incessante richiesta di ricoveri di pazienti Covid anche con un certo numero di posti di terapia semi-intensiva. Solo nelle ultime settimane la situazione è migliorata. Un periodo difficilissimo in cui gli operatori (guidati dal primario Umberto Zuccon, erede della lunga tradizione di un reparto considerato fiore all'occhiello in regione, sempre in trincea con i suoi uomini) hanno combattuto una serratissima battaglia contro la pandemia. Ma il reparto sta ora pagando i due terribili anni di emergenza: un periodo in cui - anche a causa di turni di lavoro pesantissimi, della carenza di personale infermieristico e dei rischi legati alla possibilità di infettarsi - diversi pneumologi hanno scelto di lasciare il reparto. Da undici i medici sono rimasti quattro, oltre al primario. «Abbiamo dovuto ricorrere alla riorganizzazione - sottolinea il direttore generale Joseph Polimeni - proprio perché si è ridotto il numero dei medici. E gli specialisti pneumologi sono quanto di più difficile in questo momento da trovare sul mercato delle professioni sanitarie. È stata messa in campo una riorganizzazione guidata dal capo dipartimento delle Medicine e dal responsabile degli infettivologi. Si è così formato un pool multidisciplinare che supporta gli specialisti della pneumologia. Si tratta - aggiunge il direttore - di una soluzione provvisoria. È necessario tamponare finché ci sono ricoveri di pazienti Covid. Poi è nostro obiettivo mantenere la Struttura complessa con il primario Zuccon proprio da me nominato».

L'auspicio della direzione è che la difficoltà sia «transitoria» con l'obiettivo di reclutare nuovi specialisti. Ma le preoccupazioni per il futuro del reparto tra i personale stanno aumentando. E ieri intanto nuovi allarmi, oltre a quelli delle settimane scorse, sono arrivati dalla politica locale. La civica Bene Comune ha lanciato un appello: «Chiediamo al sindaco Ciriani di convocare urgentemente un'assemblea dei sindaci e di dare un riscontro concreto alla lotta del personale sanitario, sostenendo lo sciopero del 13 maggio prossimo».

 

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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