La rivolta dei sexy shop: «Unica attività senza aiuti e ancora chiusi»

Venerdì 19 Giugno 2020 di Roberto Ortolan
Il "supermercato del sesso" a Susegana dove Marina Corradini gestisce un negozio con la presenza di uno psicologo

 Operatori del mercato del sesso in rivolta. «Noi siamo discriminati da chi governa che, una dopo l’altra, sta facendo ripartire tutte le attività: solo i “sexy shop” restano chiusi. Solo noi esclusi dagli aiuti di Stato e Regione. Per questo siamo pronti alla disobbedienza fiscale. Ci stanno lasciando nel limbo in attesa di poterci spremere con un’altra tassa anticostituzionale come è accaduto in passato», a sfogarsi, a nome degli operatori dell’intrattenimento a luci rosse di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Piemonte, è Marina Corradini che con il compagno Diego Bortolin e il figlio, gestisce sexy shop tra Pordenone, Udine e Treviso. In verità, dopo le sfuriate degli operatori del sesso, qualcosa si sta muovendo. È dall’entourage del presidente Massimiliano, Fedriga, è arrivato un segnale di apertura.

«Speriamo! Contavamo di riaprire a giugno - aggiunge Corradini - ma la vedo dura. Il codice Ateco obbligatorio 477894 dei “sex shop” non è inserito tra quelli delle prossime aperture. Abbiamo sfogliato l’elenco e in Friuli Venezia Giulia non ci siamo».

Corradini pensa sia un errore o una scelta deliberata?
«Siamo indignati e parlo per tutta la categoria dei sex shop. È l’ennesima discriminazione che subiamo in Italia. Negli anni in cui gli incassi erano importanti chi stava al Governo non perse tempo a introdurre la Pornotax, un balzello del 25 per cento sugli utili. Una tassa che non è mai stata applicata a nessun altra attività commerciale».

Perché discriminati?
«L’articolo 1 della Costituzione dice che Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ... A noi lo vietano! Ci stanno ostacolando, inventandosi divieti paradossali! Visto che non ci riconoscono il diritto di accedere agli aiuti che danno alle altre attività commerciali, non devono nemmeno chiederci di pagare le tasse e di rispettare gli adempimenti fiscali. Siamo arrivati al 80% del nostro reddito destinato allo Stato per non ricevere nulla in cambio se non vessazioni e discriminazioni».

I sexy shop sono guardati con sospetto. Ingiustamente?
«Certo! Noi svolgiamo un’opera di aiuto alla società. Mettiamo a disposizione, a 360 gradi, un sostegno psicologico e materiale nei confronti di chi ne ha bisogno. Persone che trovano da noi quello che psicologi, farmacisti, medici ecc. non sono in grado di fornire. Il funzionamento della famiglia e l’equilibrio delle persone ha come base fondamentale l’attività Sessuale! Basta nascondere la testa sotto la sabbia! Basta bigotti che prendono decisioni per noi».

Un ruolo che però non sembra vi sia riconosciuto. Perché?
«È più semplice far finta di niente e mettere la testa sotto la sabbia. Chi governa deve avere il coraggio di decidere. Mi vengono cattivi pensieri. Non vorrei che il disegno fosse di lasciare completamente in mano il mercato del sesso a qualche multinazionale che prima ha snobbato i nostri prodotti e ora vuole prendersi gratis i profitti. I gestori di sexy shop hanno la necessità di ristabilire il contatto con i propri clienti. La strada maestra per gli affari e il dialogo».

Corradini, in conclusione, cosa sta accadendo nel mercato del sesso con la pandemia?
«Chi compra via internet non vive nell’oscurità. Noi non abbiamo sofferto il lockdown. Ma come noi possiamo vedere tutti gli indirizzi dei destinatari in tutto il mondo anche altri lo possono fare. E il settore offre grandi margini di espansione. Perciò viene da chiedersi a che gioco stiamo giocando? Chi sono queste grandi menti che hanno deciso di distruggere il mercato Italiano dell’intrattenimento sessuale! Quindi non aspettatevi che a settembre, quando si prevedono nuovi focolai di Covid-19, di obbligare le attività a chiudere o a spendere denaro per attivare procedure inutili. Riceverete la risposta che meritate».
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Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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