L'idea del Friuli Venezia Giulia: 100 euro per combattere la fuga dei medici

La proposta della giunta Fedriga: alzare gli stipendi dei medici per arginare la fuga

Sabato 3 Giugno 2023 di Loris Del Frate
Aumentano gli stipendi dei medici d'emergenza

Come bloccare la fuga di medici e infermieri dal servizio sanitario pubblico regionale verso le cliniche private. È una delle cose che la Regione, pur con gli strumento che ha a disposizione che non sono molti, sta cercando di fare, così come l’assessore alla sanità, Riccardo Riccardi, sta mettendo in piedi anche un piano per ridurre i tempi di attesa delle visite e degli esami diagnostici.

Operazioni che - come detto - non sono certo facili da mettere in campo perchè gran parte delle norme sono di carattere statale. 


I NUMERI
C’è subito da dire che i dati sulla fuga del personale pesano parecchio sull’organizzazione del lavoro perchè non c’è ricambio. In pratica diventa quasi impossibile coprire un buco lascito libero, con tutti i problemi che ne conseguono per l’operatività dei reparti. Tanto per fare un esempio in 5 anni dall’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale se ne sono andati circa 800 lavoratori di cui 200 medici. In regione la fuga, sempre nello stesso periodo arriva a 1700. Tanti, quasi trecento unità in più rispetto ai pensionamenti, con un’incidenza del 46% sul totale delle uscite dalla sanità pubblica regionale. Il reparto più colpito è quello dell’Emergenza.


COSA FARE
La regione ha deciso di incrementare lo stipendio di medici e infermieri che operano nell’Emergenza: 100 euro ai medici, 50 agli infermieri. Non è tanto, ma è un segnale, tra l’altro forzando le disposizione nazionali. «In coda alla precedente legislatura abbiamo fatto delle manovre provocatoriamente e palesemente incostituzionali nei confronti dello Stato - ha spiegato l’assessore Riccardo Riccardi - in particolare, sulla remunerazione del personale delle aree d’emergenza. Alla fine lo Stato ci ha “fatto passare” il riconoscimento dei 100 euro ai medici e dei 50 agli infermieri che operano, appunto, in quei Servizi». Un primo segnale che va nella direzione giusta. Ma Riccardi si è spinto oltre. «Abbiamo fatto dei tentativi con l’utilizzo degli specializzandi. Sempre nelle aree di emergenza adotteremo tutte le misure che rientrano nelle nostre competenze. Resta il fatto che è necessario intervenire per l’abbattimento di alcune regole che, in questo momento, bloccano la capacità di manovra retributiva da parte della Regione. Da tempo chiediamo allo Stato di eliminare i tetti della spesa del personale e di eliminare i limiti derivanti dal blocco del fondo accessorio, che è proporzionale al numero degli abitanti che una regione ha e che si divide per il numero del personale. Dobbiamo anche instaurare dei meccanismi diversi sulla definizione formativa e anche nell’utilizzo degli specializzandi rispetto a come vengono utilizzati: oggi, in particolare, lo specializzando è diventa risorsa estremamente importante, abbiamo visto che sono pronti a mettersi in gioco, ovviamente con regole diverse e con una diversa capacità di riconoscimento retributivo».


IL FENOMENO
I cento euro in più in busta paga potrebbero essere un primo deterrente, ma non basterà sicuramente perchè una delle cose che fa “scappare” medici e infermieri è anche la possibilità di lavorare con meno stress. «Dobbiamo garantire una vita normale ai professionisti - ha concluso Riccardi - è anche questa una delle ragioni della fuga dalla sanità pubblica verso quella privata o privata accreditata, per prestazioni non complesse d’urgenza. Ambito, quest’ultimo, dove si registra la maggiore contrazione e limitata disponibilità dei professionisti della salute: le aziende producono ordini di servizio e impongono al personale il richiamo nel giorno libero, e lo fanno per necessità reali e carenza di personale». È ovvio che se non cambiano anche questi meccanismi sarà sempre più complicato trattenere il personale.

Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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