Case di riposo a rischio crac: servono subito 15 milioni per le bollette. La Regione ne mette "solo" dieci

Venerdì 14 Ottobre 2022 di Marco Agrusti
Casa di riposo

Si possono alzare le rette di degenza. E a breve lo faranno praticamente tutti, approfittando di una norma che la Regione ha promesso di modificare per evidenti ragioni di necessità e urgenza. Ma far pagare di più un letto e una stanza agli ospiti ha un limite enorme: in primo luogo ci si mette contro le famiglie, costrette ad affrontare un nuovo rincaro tra i mille già in atto; in seconda battuta la misura non basta. 
Le bollette sono troppo alte e il solo rialzo delle rette farebbe probabilmente solo il solletico ai bilanci.

Perché il vero rischio, per le case di riposo, non è tanto quello di faticare per qualche mese, ma di chiudere la partita finanziaria in rosso. Quindi di chiudere “bottega”. E quello sì che sarebbe un dramma sociale. Per questo i direttori delle strutture, a valle di uno studio commissionato dagli stessi ed effettuato in un numero a campione di residenze, hanno inviato un “telegramma” alla Regione: servono circa 15 milioni di euro di ristori. 


IL PUNTO


La cifra richiesta dai direttori delle case di riposo del Friuli Venezia Giulia non è casuale. Deriva da uno studio compiuto nelle ultime settimana su di un campione formato da 25 strutture residenziali per anziani. La distribuzione territoriale dell’oggetto di studio è stata uniforme su tutto il territorio regionale. E le carte da analizzare non sono state solamente quelle di quest’anno e dell’anno scorso, bensì anche quelle del 2020, quando le case di riposo erano oberate di lavoro a causa dell’emergenza Covid. Il campione, inoltre, ha compreso strutture per un totale di 3.500 posti letto. 
«Il risultato - ha detto Giovanni Di Prima, direttore di una delle case di riposo più grandi di tutta la regione (Casa Serena e Umberto I di Pordenone) - ci ha dato la dimensione di quella che si sta configurando come l’emergenza più importante». Parole dure, dal momento che le residenze per anziani sono state a più riprese proprio all’epicentro dello tsunami Covid. «Lo studio - ha affermato traendo le conclusioni - ci ha dato un numero: per le 25 strutture interessate dallo studio a campione, servirebbero immediatamente 4,5 milioni di euro di ristori». Contributi da destinare unicamente al comparto delle utenze. Quindi alla copertura degli extra-costi derivati dalle bollette pazze. 


L’ESTENSIONE


Per arrivare alla richiesta da presentare alla Regione, però, si è dovuto estendere il risultato dello studio a campione, parametrandolo sulla totalità delle residenze per anziani della regione. In Friuli Venezia Giulia la richiesta sale in totale a 15 milioni di euro. Il lavoro compiuto dai direttori delle residenza si articola su tre annualità. Parte dal 2020 - anno del Covid per eccellenza - e arriva fino agli ultimi mesi del 2022, quelli dell’emergenza energetica e della guerra in Ucraina. Già tra il 2020 e il 2021 i costi energetici erano saliti del 23 per cento. Tra l’anno scorso e il 2022, il vero botto, con un’impennata dell’85 per cento. Il risultato è netto, chiarissimo: alzare le rette di degenza non può bastare. Servono ristori corposi, come avvenuto durante il Covid, quando i costi extra erano principalmente legati a mascherine, turni straordinari del personale e sanificazione dei locali. 


LE RISPOSTE


L’assessore alle Finanze, Barbara Zilli, in fase di assestamento regionale ha comunicato la presenza nel documento di cinque milioni, saliti a dieci dopo l’intervento in giunta dell’assessore Riccardo Riccardi, che ha parlato di una risposta «importante». Concessa anche una proroga di 6 mesi sui termini di accreditamento degli stessi istituti che altrimenti avrebbero dovuto ultimare questo percorso entro il 31 dicembre di quest’anno. 

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci