PORDENONE - Tredici società create, tra il 2005 e il 2015, per mercanteggiare operai con aziende del Nordest in perenne ricerca di saldatori, assemblatori ed esperti di lavorazioni meccaniche. Scatole vuote con sede a Olbia, riconducibili a prestanome che periodicamente ne svuotavano il conto corrente con carte di credito prepagate. Il meccanismo - ricostruito dalla Guardia di finanza di Pordenone e Spilimbergo - sarebbe stato ideato da Steno Venier, 50 anni, spilimberghese con tre pagine di casellario giudiziale e che la Procura di Pordenone indica a capo di un'associazione per delinquere che negli ultimi anni avrebbe fornito, soprattutto ad aziende della provincia di Treviso, 1.057 operai che risultavano dipendenti delle società di comodo. Le aziende hanno pagato le prestazioni direttamente alle società di Olbia generando un giro di fatture per operazioni inesistenti pari a 21 milioni di euro, Iva compresa.
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Il colonnello Stefano Commentucci parla di «caporalato», di «mercato abusivo di braccia». Un reato che però è depenalizzato, a meno che il lavoratore non sia sfruttato. È per questo che a Venier, al suo braccio destro Nadir Ius, 64 anni, di San Martino al Tagliamento e ai suoi collaboratori sardi Giovanni Maria Inzaina (64) e Gabriele Inzaina (34) di Olbia è stata contestata l'associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatture fasulle. Gli operai andavano a saldare tubature e assemblare pezzi meccanici. Arrivavano da Slovenia, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca, ma anche dal Centro e Sud Italia. Operai senza tutele assicurative e previdenziali. Padri di famiglia che se non accettavano il sistema ideato da Venier non avevano altre possibilità di lavoro...
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