Astrid sbranata dal cane a 3 anni, il papà muore prima dell'assoluzione di mamma

Sabato 18 Gennaio 2020 di Cristina Antonutti
L'abitazione di San Martino al Tagliamento nel cui giardino si consumò la tragedia della piccola Astrid
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SAN MARTINO AL TAGLIAMENTO - Alla tragica morte della piccola Astrid Guarini, azzanata da un cane ad appena tre anni, si aggiunge un altro doloroso capitolo. Il padre Pietro Guarini, 53enne di Latisana, è morto poche ore prima che il giudice della Corte d’appello di Trieste confermasse l’assoluzione per la madre e lo zio della bimba. Per Mara Menotto e Loris Truant, di San Martino al Tagliamento, è stata ribadita la sentenza di primo grado: assolti perchè il fatto non sussiste dall’ipotesi di omicidio colposo in relazione all’omessa vigilanza del cane (Truant in qualità di proprietario dell’animale e la mamma perché presente al momento della tragedia).

L’APPELLO
In primo grado il giudice Rodolfo Piccin ha ritenuto che la morte della bimba non fosse attribuibile a una mancata sorveglianza della mamma o a un’imprudenza dello zio. Quello che è successo il pomeriggio del 25 maggio 2015 nel giardino di San Martino al Tagliamento, quando il pastore tedesco Cloe azzannò la bimba di appena tre anni, sarebbe stato qualcosa di imprevedibile. Il procuratore di Pordenone e la parte civile avevano appellato la sentenza. Guarini si era rivolto all’avvocato Stefano Comand. Era molto provato, riteneva che la sentenza avesse ucciso una seconda volta la figlia. Sempre presente al processo, mercoledì ha raggiunto Trieste e pernottato in albergo assieme al padre. L’indomani l’udienza era alle 9, ma stranamente non si è presentato. Solo più tardi il suo legale ha appreso che era mancato nel sonno. «Un infarto mentre dormiva, un paio d’ore prima dell’udienza», spiega Comand ricordando che l’uomo non riusciva a darsi pace per la morte della bimba. Aveva avuto problemi cardiaci all’epoca della disgrazia ed era sotto controllo: il 27 gennaio aveva una visita cardiologica.

LA VICENDA
Quel pomeriggio Astrid era rimasta in giardino con la cuginetta. La madre stava chiudendo la porta di casa del cognato, quando Cloe l’azzannò al collo, un unico morso che le causò lesioni profonde e fatali. Una scena straziante, che la cuginetta, testimone diretto, ha ricostruito puntualmente in una deposizione protetta: Astrid si avvicinò al cane con le braccia protese, Cloe le leccò le mani e poi l’aggredì. La cuginetta tirò invano la coda all’animale, poi andò a prendere delle crocchette per distrarlo e far mollare la presa. Anche la mamma tentò di salvare Astrid, ma Cloe mollò la presa soltanto quando rientrò Truant. Il cane, sequestrato e tenuto per mesi in isolamento nel canile di Villotta, è stato poi affidato a una onlus della provincia di Trento, dove ha seguito un percorso di rieducazione e reinserimento rivolto a “cani difficili”.

I PROCESSI
Zio e mamma hanno affrontato i processi.

La difesa - gli avvocati Luca Colombaro e Laura Sbrizzi - hanno sempre parlato di una disgrazia non prevedibile e depositato fotografie che ritraggono Cloe insieme alla piccola Astrid e alle cuginette per dimostrare che l’animale non era pericoloso. Hanno ricordato che era stata addestrato non alla difesa, ma all’obbedienza, che era abituato a stare con i bambini. La parte civile ha invece insistito proprio sulla prevedibilità dell’evento, sul fatto che un cane costituisce comunque un pericolo le cui conseguenze vanno valutate. Ha anche ricordato che «non è la prima volta che un pastore tedesco si ritrova al centro di simili tragedie».

Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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