I "viaggi" di Katia, l'archeologa in giro per il mondo alla scoperta del passato

La prossima settimana la 45enne andrà in Arabia Saudita per scavare intorno alla vecchia capitale dove sorgeranno hotel

Venerdì 31 Marzo 2023 di Alessandro Cal
Katia Gavagnin

PORCIA - Sono ormai dieci anni che le conferenze tenute da Katia Gavagnin sono tra gli incontri più apprezzati della rassegna organizzata dall'Utle di Porcia. La sua professione di archeologa l'ha portata in nazioni lontane come la Siria, la Georgia e l'Iraq, dalle quali è sempre tornata con incredibili storie da raccontare. «La prossima settimana andrò in Arabia Saudita per scavare intorno alla vecchia capitale.

I sauditi vogliono costruire degli alberghi per turisti, ma prima hanno avuto l'accortezza di voler controllare che non ci sia qualcosa di importante sotto». Dopo gli studi in Archeologia del vicino Oriente a Venezia, la 45enne (nata e cresciuta a Porcia) ha conseguito un dottorato a Torino, ma per fare il suo mestiere non si finisce mai di studiare. «Ho imparato l'arabo e il georgiano e adesso sto studiando un po' il curdo perché gli operai locali non sanno l'inglese. In Arabia Saudita mi hanno detto che gli operai sono tutti pakistani o del Bangladesh e che parlano urdu, per cui magari imparerò anche un po' di urdu».


LE AVVENTURE
Il suo lavoro comporta stare diversi mesi lontana da casa, ma ogni giorno è una nuova avventura. Occorre adattarsi alle situazioni più diverse e quando si scava non sai mai quello che si potrebbe trovare. Inoltre viaggiare le ha fatto conoscere le culture più diverse e con la gente del luogo ha potuto stringere tante amicizie nel corso degli anni. In Italia ha fatto degli scavi nel castelliere di Codroipo e svolge regolarmente laboratori per le scuole. Di recente è stata coinvolta, assieme ad altri 3 colleghi, in un progetto organizzato dall'Ecomuseo di Lis Aganis per riaggiornare una guida di tutti i siti archeologici del Friuli Occidentale. Ha anche seguito per un anno e mezzo un metanodotto lungo il Piave, un'operazione di archeologia preventiva.


LA PROFESSIONE
«Le persone hanno l'idea dell'archeologo come Indiana Jones. Sì, è un lavoro affascinante, però molti non capiscono che dietro c'è uno studio continuo e soprattutto che si tratta di un lavoro molto duro. È vero che in Kurdistan abbiamo gli operai, ma quando io e una mia collega abbiamo lavorato al metanodotto abbiamo scavato da sole con il piccone in pieno inverno. Magari qualcuno ha un'idea un po' romantica di questo mestiere, ma può essere molto faticoso anche da un punto di vista fisico». Oltre agli strumenti di manovalanza, come la pala, la cazzuola, la freccia del nord e la palina, ha fatto uso di specilli e spazzolini per curare i dettagli, soprattutto nello scavo di diverse tombe millenarie con corredi preziosi: gioielli, diademi, perle e pugnali ora custoditi nei musei locali. Collabora con specialisti che l'aiutano nel suo lavoro con mezzi tecnologici come droni e laser scanner.


IL PREMIO
Nel 2020 la squadra di cui fa parte ha vinto il premio internazionale "Khaled al-Asaad" per la miglior scoperta archeologica dell'anno in tutto il mondo. Il sito riguarda uno dei più antichi sistemi di canalizzazione della storia, il canale di Faida, realizzato tra l'VIII e il VII secolo a.C.. A dirigere la squadra è Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del vicino Oriente antico all'Università di Udine. «In realtà la scoperta è stata fatta nel 2012, quando abbiamo trovato 6 nuovi rilievi assiri lungo il canale di Faida. Dal 2012 al 2019 abbiamo cercato di ottenere il permesso per scavare, ma senza successo. Finalmente, quando abbiamo potuto riprendere, ne abbiamo rinvenuti 10 durante il primo anno di ricerca. Poi, nel 2021, ne abbiamo trovati altri 2 e quest'anno ne abbiamo scoperto un altro ancora. Quindi per il momento sono 13. I rilievi rupestri riportano una processione di statue delle divinità con il sovrano in preghiera di fronte a loro. Quest'anno abbiamo scoperto che sono disposti su 3 livelli e quindi si tratta probabilmente di 3 sovrani diversi. Dalle tracce di pigmenti si deduce che in origine erano colorati».
Una scoperta eccezionale, considerato che l'ultima volta che è stato scavato un rilievo assiro rupestre è stato attorno al 1840.

Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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