Il governo Meloni blinda l'azienda Alpi Aviation di Pordenone che produce droni militari: «Non può tornare alla Cina»

Venerdì 15 Settembre 2023 di Marco Agrusti
La sede di Alpi Aviation

Paventato e “minacciata” su Electrolux, messo in campo su Alpi Aviation. Il governo Meloni blinda l’azienda di Pordenone ed esercita il cosiddetto Golden power, cioè il pacchetto di poteri speciali a disposizione dell’Esecutivo per difendere le aziende definite strategiche. 
E Alpi Aviation, con sede in via dei Templari a San Quirino, lo è eccome.

Produce droni militari ad alta tecnologia, aeromobili e veicoli spaziali. Nel dettaglio, la condizione che ha posto il governo è una: ok all’acquisto da parte del sacilese Moreno Stinat, che prendeva il posto del cinese Wei Jianhua. A una condizione: la società cinese Mars Information Technology, con sede a Hong Kong (Repubblica popolare cinese) non potrà tornare in possesso dell’azienda di via dei Templari. 


LA SVOLTA


La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha firmato il Dpcm l’11 settembre scorso. Si tratta quindi di un decreto che ricade sotto la responsabilità della premier. 
Secondo quanto raccolto, l’imprenditore sacilese Stinat avrebbe garantito come pegno la stessa quota acquisita nei confronti del gruppo cinese in caso di inadempienza. Il governo ha approvato la “scalata” al 75 per cento di Alpi Aviation, a condizione però che la proprietà non possa tornare nelle mani del gigante d’Oriente. 
La notizia è stata confermata ieri in tarda serata da fonti autorevoli che fanno parte dell’Esecutivo Meloni. 


IL PASSATO


Di recente il governo, tramite il ministro pordenonese Luca Ciriani, aveva paventato l’utilizzo dello strumento del Golden power anche per Electrolux, la multinazionale svedese con un importante stabilimento a Porcia. Allora le voci erano quelle di una possibile vendita al gruppo cinese Midea. Ma si trattava di un’azienda appunto dal carattere internazionale. Quindi i margini di manovra erano più stretti. In questo caso, invece, si sta parlando di una realtà italiana, acquisita da un imprenditore sacilese. 
L’acquisizione - nel 2018 - del 75 delle quote della società da parte di Mars Information Technology (2,1 milioni di euro, con una valutazione 90 volte maggiore secondo la Guardia di finanza), era avvenuta senza informare la presidenza del Consiglio dei ministri, come previsto in caso di asset strategici per l’interesse nazionale. La società cinese era riconducibile a China Corporate United Investment Holding (Ccui) e Crrc Capital Holding. Formalmente, quindi, dallo Stato, dalla Repubblica popolare cinese. Nel dettaglio, dal Consiglio di Stato di Pechino. Motivo per il quale la prima volta che un governo si era mosso è riconducibile all’Esecutivo guidato da Mario Draghi. 
Da parte del governo non era stata emessa alcuna sanzione, il procedimento era stato archiviato, ma aveva comportato l’uscita di scena della società cinese. Dal 23 maggio 2022 il presidente del consiglio d’amministrazione è uno dei soci fondatori: il sacilese Moreno Stinat. E dal governo Meloni ieri è arrivata una “nota”: l’acquisizione è approvata, ma l’azienda non deve tornare ad essere cinese. Una prova di forza in un delicato momento internazionale. Un passo che mette al centro la provincia di Pordenone. 

Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 16:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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