L'emergenza siccità rischia di mettere in difficoltà l'intera filiera dell'agricoltura regionale. Siamo giusto alla vigilia delle semine di mais e altre cereali.
I DILEMMI
Anche se mai come in questo momento gli agricoltori sono di fronte a degli autentici dilemmi. Cosa seminare in un prossimo futuro? «Da una parte - aggiunge il presidente degli agricoltori pordenonesi - c'è il tema del cambiamento climatico e della siccità. Serve svoltare, ci viene detto, verso colture che bevono meno. Dall'altra ci stiamo misurando con una guerra che coinvolge Paesi dai quali importiamo grandi quantità di mais e grano in particolare per i mangimifici e quindi per gli allevamenti. È necessario, il nuovo verbo, tornare a coltivare mais e grano per riguadagnare una autonomia e una sovranità agricola e alimentare che è altrettanto importante rispetto alla autonomia energetica del gas. Ecco - sottolinea Zolin - siamo in una fase storica che credo non si sia mai vista prima». Sfide quasi epocali cui l'agricoltura è chiamata nei prossimi anni. Ricette magiche non ce ne sono. Ma la strada è quella della ricerca di un equilibrio. «In passato le politiche dell'Unione europea incentivavano certe colture. Si è preferito poi - ricorda il presidente - acquistare il mais nei Paesi dell'est perché costava di meno. Non vanno più fatti questi errori. Gli agricoltori vanno remunerati il giusto. Così come è giusto forse aumentare le quantità di mais e grano proprio perché dobbiamo tutelare la nostra sovranità alimentare. Ma questo non può andare a discapito delle coltivazioni storicamente nostre, come la vite e i frutteti». Inoltre, Coldiretti ricorda il grande sforzo fatto sul territorio per passare a un sistema irriguo che riduce gli sprechi d'acqua nelle coltivazioni, proprio in ossequi alle direttive europee. «E poi - conclude Zolin - la rotazione dei terreni è necessaria per mantenere la salubrità dei terreni, sono capisaldi da cui non si può derogare». Nel frattempo i coltivatori sono alle prese con il razionamento dell'acqua e il rinvio delle semine in questo fine inverno da record nell'assenza di pioggia.
E con la prolungata mancanza d'acqua vanno in crisi le falde sono scese in media di oltre un metro. Le falde hanno dei tempi di risposta più lunghi rispetto ai corsi d'acqua superficiali. «Attualmente - precisa Coldiretti - le falde registrano livelli inferiori di circa un metro rispetto alle medie del periodo, con punte di 3-4 metri nell'area del Friuli orientale. In assenza di adeguati apporti idrici il trend di calo continuerà nei prossimi mesi e potrebbe creare seri problemi durante la stagione irrigua».