Laghi e invasi delle dighe della montagna pordenonese con l’acqua a un livello di quasi il 70 per cento inferiore all’anno scorso.
LA GIORNATA
Ieri si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua: un’occasione per ricordare la necessità del risparmio di quello che è ormai considerato l’oro blu. E nessuno più di chi l’acqua la gestisce nei territorio, come i Consorzi di bonifica nati esattamente un secolo fa, sa quanto vero sia. Nel Friuli occidentale i laghi e i bacini montani sono in una situazione drammatica come forse non accadeva da decenni. In Valtramontina, sull’asta del fiume Meduna, i laghi di Redona, di Ca’ Selva e Ca’ Zul complessivamente contano oggi circa otto milioni di metri d’acqua. L’anno scorso, nello stesso periodo, i volumi di acqua contenuti dalle tre riserve idriche erano di 50 milioni di metri cubi. La situazione non cambia in Valcellina: a Barcis oggi si registrano 3,4 milioni di metri cubi, circa il 70 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Le società idroelettriche che hanno gli impianti nella montagna pordenonese stanno producendo il minimo di energia per cercare di stoccare. Una situazione davvero singolare in un momento in cui si è alle prese anche con la crisi delle bollette energetiche. Ma a preoccupare di più l’agricoltura è il “razionamento” che il Consorzio Cellina-Meduna ha annunciato. Si è deciso di dare priorità all’irrigazione delle colture autunno vernine (come orzo e frumento), poi alle coltivazioni orticole e ai vitigni. Le semine di mais e altri cereali dovranno essere rinviate. Sperando nella pioggia.
I DETTAGLI
Il problema siccità riguarda tutta la regione, ma è particolarmente gravoso per il Tagliamento, principale fonte di approvvigionamento per i canali consortili, che non hanno solo un utilizzo irriguo ma servono anche per la produzione di energia elettrica e rivestono un importante ruolo per l’ecosistema di vaste aree della pianura udinese. «Misure straordinarie di razionamento - avverte il Consorzio di bonifica Pianura friulana - potrebbero rendersi necessarie a fine marzo in occasione della prevista riapertura dei canali». Le necessità irrigue ormai non attengono solo al periodo estivo, ma anche in primavera per le colture vernine e ortofrutticole, le semine di quelle cerealicole e il servizio antibrina. «Le attuali esigenze sono per ora limitate ad alcune aziende con produzione in serra di colture orticole, ma nel breve termine, specie in caso di aumento della temperatura, potranno emergere ulteriori esigenze connesse a colture orticole e vernine». Alcune aziende hanno evidenziato la necessità di utilizzare il servizio antibrina nel caso in cui si verificassero gelate tardive. Il Consorzio sta provvedendo al riempimento degli impianti interessati e al graduale ripristino della portata nel canali messi in asciutta per i lavori di manutenzione anche se probabilmente si dovranno attuare importanti misure di riduzione della portata a causa della ridotta derivazione dal Tagliamento presso la presa Ospedaletto. Come dire: il rischio è che non ci sia acqua per riaprire i canali.