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«Noi volontari, privilegiati nel poter dare una mano a chi soffre»

Nordest > Padova
Domenica 27 Settembre 2020 di Silvia Moranduzzo
In primo piano Vittoria De Lutiis
PADOVA - «Un’opportunità». Così i volontari descrivono l’esperienza durante il Covid. Come se loro, gli aiutanti, avessero ricevuto più degli aiutati. Si sentono fortunati, dare una mano a chi soffre è un privilegio. E si sono trovati di fronte a situazioni decisamente inaspettate. Oggi è il giorno della grande festa di Solidaria del Centro servizio volontariato che per tutto il giorno animerà Prato della Valle. La chiusura di un festival che ha raccontato il grande e vasto mondo del volontariato, in tutte le sue forme e sfaccettature. Un festival che ha raccontato cosa hanno visto e cosa vedono i volontari, giovani e meno giovani, diventati figure importantissime durante il momento più duro del lockdown. 
LIBERA
«Faccio parte di Libera, l’associazione antimafia, quindi conoscevo già il Csv quando è scoppiata la pandemia – racconta Vittoria De Lutiis, studentessa abruzzese fuori sede di Economia – . Non ho potuto tornare a casa e ho deciso di rendermi utile. Ho consegnato mascherine, buoni spesa e poi la spesa solidale, ero quasi sempre in giro con la mia migliore amica». De Lutiis ha preso servizio anche alla “Bussola” dove per due mesi andava tutti i giorni. Un luogo che le è rimasto impresso, così come le sono rimaste impresse le tante situazioni di disagio a due porte dalle Piazze dove mai si direbbe ci siano persone in difficoltà economica. «Andare alla Bussola era diventato la mia quotidianità – dice –. Mi sentivo una privilegiata a poter fare volontariato, non sono un soggetto a rischio e potevo dare una mano. Riuscivamo sempre a trovare dei piccoli momenti per sorridere. Poi consegnando la spesa in centro storico ho visto situazioni che mai avrei pensato possibili». Professionisti, lavoratori autonomi, ricercatori. Anche loro hanno chiesto aiuto al Csv. Figure decisamente lontane dal prototipo di persone fragili che normalmente si rivolgono al mondo del volontariato.
L’IMPATTO
«Mi ha colpito molto vedere ragazzi della mia età. Potevo essere io – spiega Alvise Schiavon, ricercatore di 35 anni all’Università di Trento in Storia del diritto –. Tutta questa situazione ha avuto un grande impatto a livello fisico e psicologico. Rendermi utile mi ha permesso di accantonare tutte le ansie che riguardavano il lavoro. Ho dovuto sospendere tutti i corsi di formazione al dibattito che avevo organizzato con alcune scuole superiori e il mio assegno di ricerca era appena terminato». Dal buio che rischiava di inghiottirlo, Schiavon è rimasto a galla consegnando buoni spesa, cibo e computer. «Una volta un signore extracomunitario, dopo avergli consegnato la spesa, voleva abbracciarmi a tutti i costi – ricorda –. Purtroppo ho dovuto allontanarlo perché abbracciarsi era proprio uno dei gesti vietati in quel momento. Ma lo slancio che ha avuto per ringraziarmi mi ha davvero sollevato il cuore. Il volontariato è stato la mia ancora di salvezza». 
IL COMUNE
Sono state 5.500 le famiglie raggiunte dal Csv durante il lockdown, come ricorda il sindaco Sergio Giordani in una lettera inviata a tutti i volontari. «Avete lavorato concretamente affinché l’emergenza sanitaria non diventasse emergenza sociale – scrive Giordani – . Ci state dimostrando come sia possibile disegnare insieme lo scenario futuro della città che vogliamo, dove le reti di vicinato possano diventare a maglie strette, per realizzare interventi efficaci e tempestivi in forte sinergia con le istituzioni preposte a fornire i servizi essenziali. Padova è stata chiamata ad essere capitale europea del volontariato nell’anno in cui la pandemia si è fatta strada e sta imponendo un cambio di passo. A voi, a nome mio e dell’intera giunta, va il nostro grazie sincero». Ciò che più di ogni altra cosa ha caratterizzato questo periodo è stato il rinnovato senso di comunità. «Sono stati mesi difficili – commenta Emanuele Alecci, presidente del Csv – . Non sarà solo la gratuità che verrà ricordata ma la fraternità, il mettersi a disposizione dell’umanità e della comunità». La festa di oggi non sarà come era stata programmata. Però avrà dei significati in più, sostiene l’assessore al Sociale Marta Nalin, perché «abbiamo dimostrato quanto il volontariato sia una risorsa essenziale. Perché senza le persone che in quelle settimane si sono messe a disposizione, così come senza il prezioso lavoro di coordinamento del Centro Servizi Volontariato, non avremmo mai potuto superare l’emergenza». 
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