Legnaro. Dai gatti alle tigri, l'ospedale veterinario dell'Agripolis cura 10 mila pazienti pelosi l'anno

Cani, gatti ma anche puma, tigri, cammelli e di recente un cucciolo di alpaca con un femore fratturato: ci sono 19 unità operative

Venerdì 1 Dicembre 2023 di Silvia Quaranta
Ospedale veterinario

LEGNARO (PADOVA) - Una cinquantina di specialisti, 19 unità operative e quasi 10 mila pazienti l’anno: di questi, l’80% sono cani e gatti e, dei rimanenti, per lo più cavalli e mucche. Ma periodicamente non mancano casi davvero fuori dal comune: puma, tigri, cammelli, scimmie, tapiri, istrici, daini, struzzi. Tutti ricevono la dovuta attenzione, con cure su misura e analisi specialistiche. Non a caso, l’ospedale veterinario dell’università di Padova a Legnaro (il nome completo è “Ovud”) è conosciuto in tutto il Veneto e ben oltre per l’assistenza di qualità che è in grado di offrire, a tutti i propri pazienti. Fra questi, nei mesi scorsi, sarebbe arrivato anche uno dei cavalli dell’imprenditore Giovanni Rana. Fra gli animali particolari, invece, appena il mese scorso è comparso un piccolo alpaca con la sua mamma: aveva un femore fratturato e, grazie ad un delicato intervento, i medici veterinari gliel’hanno ricostruito con due placche.

Come si cura un alpaca ferito?

«È un cucciolo di circa un anno e mezzo – spiega la professoressa Maria Elena Falomo, che ne ha seguito il post-operatorio e la successiva degenza – l’abbiamo ricoverato con la sua mamma perché gli alpaca sono animali sociali e, visto che il periodo successivo all’intervento può essere delicato, abbiamo pensato che avere accanto la sua mamma l’avrebbe rasserenato.

L’alpaca – aggiunge Falomo – non è in realtà un animale così raro in Italia: è relativamente diffuso negli agriturismi, come animale ornamentale, e sempre più spesso capita che qualcuno decida di tenerne uno come animale domestico. È molto amato anche dagli appassionati di trekking, visto che risulta un ottimo compagno di escursioni».

L'organizzazione dell'ospedale veterinario

Le unità operative dell’ospedale, come già detto, sono 19 e fra queste si contano, ad esempio: cardiologia, diagnostica per immagini, neurologia, dermatologia, microbiologia, oftalmologia. «Rispetto al passato – spiega il direttore sanitario, dottor Michele Berlandaci vengono richieste sempre più competenze e specializzazioni. Tra gli anestesisti, ad esempio ci sono quelli specializzati in piccoli animali, l’oncologia è ormai molto avanzata e così anche la traumatologia. Un altro settore in cui ci stiamo specializzando molto – aggiunge – riguarda poi gli animali anziani: cani e gatti vivono con noi a stretto contatto e sviluppiamo con loro un legame affettivo profondo. Per questo aumenta l’età media dei nostri animali, che vedono allungarsi la loro prospettiva di vita. Ma aumentano anche, in loro, le malattie tipiche della vecchiaia: parliamo di tutte le malattie degenerative che tendenzialmente colpiscono anche l’uomo, dalle problematiche artrosiche alla chemioterapia per il trattamento del linfoma. Il nostro obiettivo non è tanto, o non solo, quello di allungare ulteriormente la loro speranza di vita ma di garantire loro un più alto grado di benessere. In questo senso, ad esempio, il trattamento del dolore cronico sta assumendo un peso sempre più rilevante e noi stiamo sviluppando strumenti per capire se e quanto gli animali provato dolore. Si fanno delle valutazioni di tipo clinico e comportamentale che ci permettono di capire come sta l’animale e cosa fare per farlo stare meglio».

Il servizio per il territorio al fianco della ricerca

L’ospedale veterinario di Agripolis offre un importantissimo servizio sul territorio, non solo alle famiglie ma anche agli allevatori. In più, trattandosi di una struttura universitaria, è di fatto un laboratorio di ricerca sempre aperto e una parte fondamentale, grazie all’esperienza dal vivo, della formazione dei futuri medici veterinari. Il corso di studi magistrale in Medicina Veterinaria conta circa 500 studenti, il numero non può aumentare perché è programmato. Ma le richieste sono sempre molte, e non accennano a diminuire nel tempo.

Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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