La variante indiana aumenta in Veneto ma non scalza quella inglese. Ecco in quali province sono stati scoperti i casi

Venerdì 4 Giugno 2021 di Mauro Giacon
La variante indiana aumenta in Veneto ma non scalza quella inglese. Ecco in quali province sono stati scoperti i casi
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PADOVA - La variante indiana è stata riscontrata anche in alcuni casi veneti. Molto limitati, ma ci sono. Lo testimonia l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, incaricato di sequenziare le caratteristiche genetiche e la variabilità dei ceppi del Covid per la Regione e le ricerche statistiche dell'Istituto superiore di Sanità. Nell'ultimo recentissimo report scrive di aver «identificato 31 casi (28 confermati con il sequenziamento del genoma completo) della variante B.1.617.2 tra aprile e maggio in campioni provenienti dalle province di Treviso, Venezia, Padova, Verona, Vicenza.

Molti di questi casi sono stati riscontati in soggetti di rientro dall'India e loro familiari, ma si ritiene possibile una crescente diffusione di questa variante nel territorio regionale. In particolare, i due casi identificati nel corso della sorveglianza dell'Istituto superiore di Sanità del 18 maggio non riportano nessun viaggio o contatto con persone di rientro dall'estero». La divisione: 4 Venezia, 11 Vicenza, 11 Treviso, 1 Verona. 1 Padova.

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L'ANALISI
La sigla B.1.617.2 cela proprio la cosiddetta variante indiana. Ma la dottoressa Antonia Ricci direttrice dell'Istituto spegne subito le paure: «La variante inglese continua a dominare. Infatti compare nel 94 per cento dei casi. Tutte le altre varianti non riescono ad emergere, nemmeno quella indiana. E spiego subito perché: la variante inglese in due mesi è passata dal 54 per cento dei casi al 94 per cento. Quella indiana, segnalata per la prima volta in due casi a Vicenza in aprile, è rimasta ferma. Ora, se fosse più contagiosa sostituirebbe quella inglese. Intendiamoci: i vaccini coprono bene sia l'una che l'altra ma in questo caso possiamo dire di essere ancora più tranquilli, non ha la forza di svilupparsi». Uno studio pubblicato da Public Health England il 22 maggio 2021 e inserito nel report parla di un successo dell'88% per Pfizer e del 60% di Astrazeneca dopo la seconda dose nel prevenire i sintomi: «ma tali dati si basano sull'analisi di un numero relativamente ridotto di casi e necessitano di essere confermati nelle prossime settimane». E i due casi di contagio fuori dall'ambito famigliare indiano? «Il virus è in circolazione, prima o poi capita che possa raggiungere anche persone non collegate direttamente all'India. Ce lo aspettavamo. Ma ripeto, in base ai risultati della sorveglianza in Veneto si evidenzia solo un moderato aumento dei casi legati alla variante indiana nel mese di maggio (1.5%) rispetto al mese precedente (0.6%)». Il virus però muta in continuazione. Da gennaio sono state individuate 28 varianti. «La variante brasiliana è stata identificata con una frequenza inferiore allo 0,5% mentre la nigeriana e la variante sudafricana non sono state individuate nell'ultima sorveglianza».


LA CAMERUNENSE
«Stiamo guardando con attenzione la presenza di altre due varianti, quella camerunense e quella egiziana. La prima vede 5 casi in Veneto con campioni provenienti da Padova e Belluno. È una delle varianti emergenti arriva dall'Africa centrale. Si caratterizza per un elevato numero di mutazioni della proteina Spike». L'agente infettante che - si scrive nel report - contiene una serie di mutazioni che sono state precedentemente associate ad una riduzione della capacità neutralizzante da parte di specifici anticorpi monoclonali o sieri di soggetti guariti dall'infezione.

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L'EGIZIANA
La variante egiziana è un Italia da luglio 2020. In Veneto l'Istituto segnala otto casi dovuti a questa variante: uno identificato a Verona e cinque identificati in campioni prelevati nelle province di Padova e Treviso nel periodo aprile-maggio. Sembra più contagiosa ma non attecchisce.

Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 14:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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