Tumori, cos'è la biopsia liquida: non è invasiva e usa il sangue

Sabato 7 Ottobre 2023 di Nicoletta Cozza
Tumori, cos'è la biopsia liquida: non è invasiva e usa il sangue

PADOVA - All'Istituto Oncologico Veneto IOV la tecnica diagnostica sta cambiando il modo di trattare le malattie. Non è invasiva e usa il sangue basandosi sul fatto che le cellule tumorali rilasciano frammenti di Dna o Rna analizzabili in laboratorio.

Il cancro è una delle sfide più impegnative che la comunità scientifica mondiale si trova ad affrontare. Uno dei metodi innovativi per combatterlo si sta rivelando la "biopsia liquida", una tecnica promettente che sta cambiando il modo in cui diagnosticare e trattare i tumori.

A illustrare nei dettagli di che cosa si tratta è Stefano Indraccolo, professore associato al Dipartimento di Scienze Chirurgiche Oncologiche e Gastroenteroliche (Discog) dell'Università di Padova, e direttore della UOSD Oncologia di base sperimentale e traslazionale dell'Istituto Oncologico Veneto.


«Si tratta - spiega - di una tecnica diagnostica non invasiva che utilizza il sangue, o altri fluidi corporei, per identificare il cancro e si basa sul fatto che le cellule tumorali rilasciano appunto nel sangue frammenti di DNA o RNA che possono essere analizzati in laboratorio. Questi "marcatori" forniscono informazioni preziose sul tipo di tumore, sulla sua progressione e sulle risposte alle cure».


Quando si ricorre alla biopsia liquida? «In alcuni casi. Per esempio, per la caratterizzazione genetica del tumore quando la biopsia tradizionale non sia praticabile, o risulti non adeguata. Oppure per il monitoraggio della malattia e della risposta al trattamento nell'ambito di studi clinici. In aggiunta ci sono poi altre applicazioni in Oncologia: nella diagnosi precoce, in quanto può aiutare a individuare il cancro nelle fasi iniziali, cioè quando le possibilità di cura sono più alte; nella selezione del trattamento, perché permette ai medici di identificare terapie mirate specifiche per il tipo di cancro del paziente; nel monitoraggio post-trattamento, dato che aiuta a valutare se la cura sta funzionando e se ci sono segni di ricaduta».


I PERCORSI
Il gruppo di ricercatori dello IOV coordinato da Indraccolo, da anni si occupa dei tumori polmonari. In particolare il team ha focalizzato la sua attenzione nell'analizzare pazienti con neoplasie non a piccole cellule, in stadio avanzato. «L'introduzione dell'immunoterapia nel trattamento delle neoplasie polmonari - aggiunge lo specialista - rappresenta una delle innovazioni più importanti e ha notevolmente migliorato la sopravvivenza e la qualità di vita dei malati. Al momento sono disponibili diverse opzioni terapeutiche che utilizzano questo tipo di trattamento, da solo o in combinazione. E una delle sfide più rilevanti è rappresentata dalla ricerca di elementi che ci permettano di personalizzare la cura, per migliorare ulteriormente i risultati e limitare la tossicità dei trattamenti, se non indispensabili».
La ricerca IOV dimostra come la biopsia liquida possa essere utilizzata per identificare precocemente i pazienti che presentano un rischio maggiore di non rispondere al trattamento con immunoterapia, attraverso specifiche analisi condotte attraverso un prelievo del sangue eseguito all'inizio delle cure e i risultati hanno la potenzialità di migliorare il percorso terapeutico dei malati, personalizzandolo sulla base del loro rischio individuale.
«Si tratta - aggiunge Indraccolo - di un lavoro che fa parte di un percorso di ricerca avviato alcuni anni fa che ha l'obiettivo di utilizzare la biopsia liquida per migliorare l'efficacia dei trattamenti disponibili ed è il risultato di una duratura e proficua collaborazione tra il team clinico dell"Oncologia Medica 2, diretto dalla professoressa Valentina Guarneri, specializzato nella cura delle neoplasie polmonari (referenti degli studi collaborativi sono le dottoresse Laura Bonanno e Giulia Pasello), il gruppo di ricerca di base e traslazionale dello IOV da me diretto, punto di riferimento regionale per la diagnostica sui campioni di biopsia liquida, e l'Unità di Ricerca Clinica sempre dell'Istituto Oncologico Veneto, alla cui direzione c'è il dottor Gian Luca De Salvo, mentre referente dello studio è la collega Paola del Bianco».


GLI OBIETTIVI
Le ricerche sulla biopsia liquida sono in parte sostenute da fondi ottenuti mediante la presentazione di progetti finanziati con il contributo del 5×1000 che tantissime persone al momento della denuncia dei redditi destinano appunto all'Istituto Oncologico Veneto.
«Le ricerche attualmente in corso - conclude Indraccolo - sono volte a confermare, e ulteriormente a implementare, il valore predittivo del test di biopsia liquida per il monitoraggio delle risposte all'immunoterapia nei pazienti con tumori polmonari, ma in parallelo il team di ricerca ha avviato vari altri studi riguardanti anche altre forme tumorali, come ad esempio il carcinoma mammario. Tutte queste ricerche hanno come obiettivo finale quello di favorire l'inserimento del test di biopsia liquida nella pratica clinica in ambito oncologico».

Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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