Brunazzo, vigile del fuoco Usar: «I morti, il ponte, i detriti: un colpo al cuore»

Lunedì 20 Agosto 2018 di Nicola Benvenuti
Roberto Brunazzo, pompiere e consigliere comunale: dietro il ponte Morandi
TERRASSA PADOVANA -Tra i Vigili del Fuoco presenti a Genova, sulle macerie del Ponte Morandi, anche un padovano: Roberto Brunazzo, 54 anni, di Terrassa Padovana, capo squadra a Padova e componente del nucleo speciale Usar del Veneto e consigliere comunale.
LE SQUADRE
Le squadre Usar, Urban search and rescue , specializzate nella ricerca e nel soccorso, fanno capo alla Direzione regionale del Veneto con sede a Venezia. Li hanno chiamati angeli custodi e anche eroi, ma a Roberto Brunazzo non sono termini che piacciono: «Non siamo super uomini, ma persone che hanno fatto un percorso particolare di formazione per interventi in situazioni emergenziali».
 
Dopo tre giorni di presenza a Genova - avevano sostituito i colleghi della Lombardia che erano intervenuti, subito dopo la catastrofe - i 34 componenti del nucleo Usar del Veneto hanno finito il lavoro di recupero delle vittime, con l’individuazione dell’ultima famiglia intrappolata nell’automobile, padre, madre e una ragazzina, morti sul colpo mentre percorrevano il viadotto crollato. Dormono (poco) proprio accanto al ponte della morte, là dietro alla colonna dei mezzi di soccorso, nelle tende, appartati. Qui si riposano dopo i turni di otto ore passati a scavare tra le macerie, anche a mani nude con turni che possono iniziare a mezzanotte e finire alle 8. Usano gli occhi e le telecamere con visore, quelle che fanno luce nelle fessure, davvero troppo piccole per un uomo, fosse anche il soccorritore più esperto. Praticamente impossibile, con il rumore costante di sottofondo che c’è – i martelli pneumatici, gli elicotteri, le manovre dei mezzi – riuscire a sentire qualcosa con i geofoni, per quelli serve un silenzio assoluto. I protagonisti comunque sono sempre loro, gli uomini che abbiamo visto lavorare a testa bassa fin dai primi momenti, nella strage di Genova. Il lavoro, delicatissimo, per la squadra del Veneto, è continuato fino alle 12 di ieri.
IL RACCONTO
«C’era sempre una montagna di cemento armato da demolire, ma si doveva andare avanti piano. Perché c’erano ancora persone da cercare, ma anche pezzi da conservare per le indagini. Così i martelli pneumatici devono essere manovrati con cautela», aggiunge ancora Roberto Brunazzo. «In questa operazione siamo arrivati già sapendo che non vi erano vite da salvare, mentre a Rigopiano o Amatrice, dove siamo intervenuti qualche anno fa, eravamo alla ricerca di vite da salvare», precisa Roberto Brunazzo. Anche se abituato, proprio per il lavoro svolto a situzioni difficili ammette che «la scena che ci è presentata davanti quando siamo arrivati, è davvero impressionante; vedere il moncone di ponte sospeso e la montagna di detriti sottostanti sono stati anche per noi un vero colpo al cuore», aggiunge, mentre insieme ai colleghi si appresta a riporre nei cassoni il materiale utilizzato per le ricerche.
IL RITORNO
Questa mattina la colonna Usar del Veneto, con i suoi camion carichi di uomini e mezzi farà ritorno a Venezia e Roberto Brunazzo in giornata arriverà a casa sua, a Terrassa Padovana, dove è anche capogruppo della lista di minoranza che siede in comune; qui nel 2014, a capo di una lista civica, Brunazzo aveva tentato la scalata al palazzo municipale, ma nonostante il buon numero dei voti ottenuti, non era riuscito nell’impresa; nel frattempo, da componente del nucleo Usar, è intervenuto anche ad Amatrice e Rigopiano, nei terremoti che hanno interessato quelle zone del Centro Italia, organizzando al suo ritorno anche alcune serate di sostegno e raccolta fondi per le popolazioni locali.
Nicola Benvenuti 
Ultimo aggiornamento: 07:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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