Padova. Terapia intensiva, aumentano le polmoniti: metà dei posti letto è occupata

Domenica 7 Gennaio 2024 di Elisa Fais
ALLARME - Terapia intensiva, in aumento i casi di polmoniti

PADOVA - Quasi la metà dei posti letto nei reparti di Rianimazione del Padovano sono occupati da pazienti in insufficienza respiratoria, colpiti da gravi forme di polmonite. Hanno dai sessant’anni in su, gran parte delle volte non sono vaccinati contro influenza, Covid e Pneumococco e, spesso, soffrono anche di patologie croniche (come cardiopatie, obesità e così via). Il quadro che si è delineato durante le Festività nelle Terapie intensive degli ospedali del territorio sta mettendo in allerta le direzioni sanitarie, pur non suscitando l’allarmismo dei tempi della pandemia Covid quando non rimaneva neanche un letto libero. 
«Circa il 50 per cento dei pazienti ricoverati attualmente in Rianimazione - sottolinea la dottoressa Astrid Ursula Behr, rappresentante della Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) e direttore del reparto di Rianimazione all’ospedale di Camposampiero - mostrano quadri respiratori critici.

Il restante 50 per cento conta shock settici, ricoveri post interventi chirurgici o traumi. Tra fine dicembre e inizio gennaio abbiamo notato in particolare un aumento di pazienti con polmoniti positivi a virus influenzali o con polmoniti da streptococco. Si tratta, spesso, di infezioni che sarebbero evitabili se le persone si vaccinassero: non dimentichiamo che per entrambi esiste il vaccino».


Il trattamento di un paziente con polmonite in terapia intensiva richiede in media cinque o sei giorni di intubazione. «Non sono solo anziani defedati - prosegue la dottoressa Behr - ma vediamo anche adulti in buone condizioni di salute, dai sessant’anni in su». L’invito, quindi, è quello di prevenire il contagio. Non solo con la vaccinazione. «La pandemia Covid ci ha abituato a indossare le mascherine negli ospedali e più in generale nei luoghi di aggregazione - precisa Behr - cerchiamo di non dimenticarci di questa buona abitudine. Soprattutto in questo periodo in cui circolano virus che possono essere pericolosi per la salute».
Secondo i bollettini di sorveglianza, resta alto ma sostanzialmente stabile rispetto alla scorsa settimana il numero di casi di sindromi simil-influenzali in Italia. Il picco si attende dopo la riapertura delle scuole, anche in provincia di Padova. Intanto l’attività ospedaliera prosegue senza particolari intoppi: nonostante l’aumento di ricoveri in terapia intensiva per polmoniti, non risulta necessario tagliare interventi chirurgici programmati né all’Ulss 6 né in Azienda Ospedale Università.
 

IN VIA GIUSTINIANI
Al momento all’ospedale universitario, nella Rianimazione centrale diretta dal dottor Ivo Tiberio, sono presenti sette casi di polmonite con aggravamento. «E’ noto che in inverno circolino più infezioni respiratorie - specifica il dottor Tiberio - e spesso alle infezioni virali si sovrappongono quelle batteriche, peggiorando così la situazione globale del paziente. A differenza del periodo Covid, notiamo una popolazione eterogena e sono molti quelli che finiscono intubati anche per la presenza di comorbidità. Durante la pandemia, invece, avevamo tanti casi di pazienti giovani e sani».
Il medico, dunque, consiglia il vaccino. «Una forma importante di prevenzione rimane la vaccinazione contro influenza, Covid e Pneumococco - prosegue Tiberio -. L’infezione è il risultato dell’interazione tra l’ospite e l’agente esterno, che può essere un virus come l’influenza o un batterio come lo Pneumococco. La capacità di rispondere all’attacco è soggettiva, dipende da vari fattori e trova radici nella genetica e nell’immunologia di ciascuno di noi. Il decorso della malattia, inoltre, è condizionato dallo stato di salute della persona quindi dalla presenza di eventuali patologie croniche. Come cardiopatie, problemi neuromuscolari, problemi socio-sanitari e così via. Il vaccino è un’arma in più».

Ultimo aggiornamento: 18:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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