Covid e influenza lunghi: sintomi per 11 settimane, la tosse può durare mesi. Boom contagi e ricoveri

E gli effetti postumi sono difficili da superare

Venerdì 5 Gennaio 2024 di Graziella Melina
Covid e influenza lunghi: sintomi per 11 settimane, la tosse può durare mesi. Boom contagi e ricoveri

In giro con la tosse, senza mascherina e per nulla intenzionati a proteggersi con il vaccino. Che si tratti di virus influenzali o di Covid, gli italiani sembrano curarsi poco dei rischi del contagio.

E alla fine, come sempre, a farne le spese sono gli anziani e i più fragili. Senza contare che il coronavirus non è l'unica malattia virale a portare sintomi persistenti, e persino debilitanti dopo la negativizzazione (il cosiddetto Long Covid). Anche l'influenza stagionale è in grado di scatenare effetti postumi difficili da superare, che possono durare fino a 11 settimane.

Bronchioliti, polmoniti e Covid tra i bambini. Sintomi e cure: ecco come riconoscerli

Covid e influenza infiniti

Un'influenza "infinita": nel 30% dei casi la tosse può durare per mesi. E l'influenza quest'anno sembra avere una patogenicità superiore rispetto agli altri anni con più ricoveri per polmonite di pazienti sani e giovani. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), nella cinquantunesima settimana del 2023 i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all'intera popolazione italiana, sono circa 1.013.000, per un totale di circa 5.698.000 casi a partire dall'inizio della sorveglianza. Si aggiungono poi i malati di Covid: 40.990 nuovi casi positivi la scorsa settimana. Ma si tratta ovviamente di numeri sottostimati, visto che di tamponi se ne fanno sempre meno (nell'ultima rilevazione, se ne contano appena 226.649, -30% rispetto a 7 giorni prima), e chi ha pochi sintomi spesso si cura da solo, senza nemmeno interpellare il medico di famiglia.

I contagi

«I virus influenzali stanno avendo un impatto in termini assoluti maggiore, soprattutto su anziani e fragili che, per affrontare le conseguenze di scompensi respiratori, affollano i pronto soccorso - denuncia Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (Federazione italiana Aziende sanitarie e ospedaliere) - Anche se il 70% dei ricoveri in ordinario è rappresentata da pazienti positivi al Covid che non hanno un'infezione respiratoria grave, la gestione è complicata perché questi pazienti devono comunque essere isolati».

 

Mappa dell'incidenza

Intanto, da Nord a Sud, gli italiani si ritrovano ovunque a letto: secondo l'Iss, tutte le regioni, tranne la Basilicata, registrano un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia. Va peggio in particolare in 4 regioni (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Campania) alle prese con una intensità "molto alta" dell'incidenza. E dire che la diffusione dei virus influenzali in questo periodo non è una novità. «Ci troviamo in una situazione in cui stanno circolando i virus respiratori tipici della stagione - ricorda Claudio Mastroianni, past president della Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) e ordinario di malattie infettive dell'Università la Sapienza di Roma - In primis, c'è il Covid, ma anche l'influenza, che ha anticipato il suo picco, e poi anche il virus respiratorio sinciziale che colpisce i bambini più piccoli con bronchioliti. L'andamento dell'epidemia non desta preoccupazione - precisa Mastroianni - ma è necessaria la consueta attenzione per evitare, se possibile, il ricovero in ospedale. In molti casi, infatti, parecchie delle forme influenzali potrebbero essere gestite a domicilio».

 

Prevenzione

Intanto, sul territorio i medici provano a gestire il flusso delle chiamate. Ma non sempre riescono a star dietro a tutte le richieste di assistenza. «La stragrande maggioranza dei casi di malattie respiratorie si cura a casa, guarisce con terapie semplici e banali che vengono prescritte dal medico e che servono soltanto a controllore i sintomi - assicura Claudio Cricelli, presidente emerito della Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie) - Le persone che vanno in ospedale lo fanno perché hanno paura della febbre, magari in un giorno festivo non trovano il proprio medico, oppure perché hanno sintomi persistenti da molto tempo e con patologie avanzate e si ritrovano con una complicanza».

 

Vaccino e mascherina

Per ridurre i rischi, le raccomandazioni degli esperti si ripetono allo stesso modo, dai tempi della pandemia; ma ormai prevale quasi un senso di scoraggiamento, perché sanno di essere sempre più inascoltati: «L'unica arma che abbiamo a disposizione è la vaccinazione - ribadisce Mastroianni - C'è ancora tempo per farla, solo così saremo protetti dal rischio di ospedalizzazione e dalla malattia severa; anche se il vaccino non può evitare l'infezione, se saremo contagiati la malattia sarà comunque in forma leggera. Senza contare poi che così, se uno si ammala in maniera asintomatica o lieve, può anche trasmettere di meno il virus e quindi riduce anche la diffusione del contagio nella comunità». Ma è fondamentale comunque usare sempre la mascherina, soprattutto se si va in giro pur avendo la tosse o il mal di gola.

 

Sintomi e tamponi

«Il vaccino - rimarca Cricelli - ha una capacità protettiva per gli anziani limitata al 50 per cento, perché questi pazienti hanno il sistema immunitario fragile. Non dimentichiamo poi che chi ha il Covid meno grave, quello per esempio che colpisce persone vaccinate o più giovani, spesso si confonde con una forma di raffreddore. E le persone lo sottovalutano, non fanno il tampone e non usano alcuna precauzione per proteggere almeno le persone fragili».

Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci