Strage piazza della Loggia, in marzo udienza per revisione processo al padovano Maurizio Tramonte, condannato all'ergastolo

Venerdì 21 Gennaio 2022 di Redazione Web
Tramonte nel 2017 al suo arrivo a Fiumicino
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PADOVA - La giustizia scrive un nuovo capitolo sulla strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Aprendo uno spiraglio per un nuovo processo a carico del padovano Maurizio Tramonte, nato a Camposampiero nel 1952, attualmente detenuto nel carcere di Fossombrone, condannato all'ergastolo, con Carlo Maria Maggi che però è deceduto qualche anno fa. La Corte d'appello di Brescia ha infatti fissato per il 15 marzo l'udienza per la richiesta di revisione del processo avanzata diversi mesi fa dai legali dell'ex informatore dei servizi segreti.

«Abbiamo superato il primo livello e i giudici ritengono ammissibile il ricorso. È stato così introdotto il giudizio di revisione. La corte valuterà quali temi affrontare nel procedimento», spiega l'avvocato Baldassarre Lauria. «Chiederemo - aggiunge - che Tramonte possa essere presente in aula. Speriamo fisicamente e non in remoto». Al centro della richiesta di revisione c'è la fotografia che ha portato alla condanna in via definitiva di Tramonte. Immagine che egli stesso fece vedere in carcere sostenendo di essere lui la persona rappresentata in piazza Loggia la mattina della strage. Fu determinante, nel processo che portò alla condanna di Tramonte che era sempre stato assolto in precedenza, la testimonianza di Vincenzo Arrigo, suo compagno di cella ucciso nel giugno del 2020 a Esine nel Bresciano, dopo una lite con il suo coinquilino. La difesa di Tramonte ha portato all'attenzione dei giudici, per chiedere la revisione, altre fotografie per smentire la sua presenza in piazza nel giorno della strage, partendo dal volto dello stesso condannato.

Tra queste fotografie c'è un'immagine del matrimonio dell'ex Fonte Tritone, avvenuto tre mesi prima del 28 maggio 1974, oltre a quella che lo ritrae a bordo di una moto, una settimana dopo l'attentato.

«Quel giorno ero a lavorare a Padova», disse Tramonte. In particolare sarebbe stato in un'azienda di Limena. E oggi la difesa è pronta nell'eventuale nuovo processo a far testimoniare i presunti colleghi di Tramonte all'epoca dei fatti. Nel frattempo la figlia adottiva Claudia si dice molto contenta: «Cerco di essere fiduciosa come lo sono stata fino ad adesso. Ho sempre creduto in lui e vado avanti a credere in lui» ha detto all'Ansa. «Ciò non toglie - aggiunge - che le vittime debbano avere giustizia e che i famigliari delle vittime vogliano comunque chiarezza. Ma non per questo si devono accontentare di un colpevole qualsiasi, perché mio padre è innocente. Voglio sperare che questo sia per lui e per noi solo l'inizio della fine».

La strage avvenne il 28 maggio 1974. La condanna arrivò il 20 giugno 2017, al termine di una lunghissima vicenda giudiziaria. Tramonte venne estradato in Italia nel dicembre 2017, dal Portogallo, era stato rintracciato a Fatima.

Foto: Tramonte nel 2017 al suo arrivo a Fiumicino (archivio Gazzettino)

Ultimo aggiornamento: 19:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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