Padova. Scontri con gli ambientalisti, 10 poliziotti finiscono al pronto soccorso. I sindacati della polizia: «Non siamo carne da macello»

«Chiederemo al ministro una norma per l'uso sempre legittimo della forza se gli antagonisti non rimarranno almeno a 3 metri dalla forza pubblica»

Mercoledì 3 Aprile 2024 di Redazione Web
Il parco

PADOVA - Dieci agenti del Reparto mobile di Padova sono rimasti feriti questa mattina, 3 aprile, negli scontri avvenuti a Bologna. E il sindacato insorge: «Non siamo carne da macello».

Gli scontri

Gli agenti erano stati mandati a presidiare il parco don Bosco alla periferia di Bologna, nel quale sarebbero stati abbattuti degli alberi. Un gruppo di ambientalisti e anarchici, in presidio da tre mesi, ha forzato il cordone e si sono verificati momenti di forte tensione. Il risultati sono 10 poliziotti del Reparto mobile di Padova, 4 agenti del Reparto mobile di Bologna, un carabiniere e un agente della Digos finiti al pronto soccorso.

Tra i contusi anche diversi attivisti.

«Il servizio si è rivelato fin da subito problematico per la presenza, nell'area di, circa 200 persone» appartenenti, precisa la Questura bolognese, ai «comitati cittadini e ai locali circuiti anarchici e antagonisti: questi ultimi hanno opposto resistenza attiva sin dall'ingresso degli operai della ditta incaricata dei lavori. Gli operatori di polizia, dopo avere dato ausilio nella delimitazione dell'area con alcune transenne mobili, hanno ricevuto plurime aggressioni verbali e fisiche da parte dei manifestanti in quanto venivano colpiti con calci e pugni, nonché da oggetti lanciati» contro di loro come «pietre, bastoni e le transenne stesse. Gli operatori si vedevano costretti, dunque, a respingere i manifestanti con l'uso degli scudi e con alcune cariche di alleggerimento».

«Servono protocolli: chiederemo una norma per l'uso legittimo della forza»

Fatti che seguono le violenze negli stadi, gli scontri a Bologna e Pisa per la guerra in Medio Oriente. Un filo che si sta tirando sempre più. «É ora di chiedere a gran voce immediatamente protocolli operativi chiari - afferma Mirco Pesavento, segretario provinciale del Sap - Non vogliamo accusare il dirigente di servizio, che riteniamo vittima del sistema sbagliato quanto gli uomini del Reparto mobile. Chiediamo che vengano stilati precisi protocolli operativi di intervento nelle manifestazioni di ordine pubblico, tra cui l'autonomia da parte del dirigente del Reparto mobile, del capo contingente o del capo squadra ad essere parte attiva nella decisione di come impiegare gli uomini, al fine di garantire a tutti l'incolumità fisica. Questo clima di terrore - aggiunge - nato dopo i fatti di Pisa, ha notevolmente cambiato il modo di impiegare i Reparti mobile sul territorio nazionale. La mancanza dei protocolli operativi condizionano anche gli uomini del Reparto di Padova che vedono vanificati tutti gli addestramenti di tecniche operative».

«I feriti oramai sono all’ordine del giorno. Va sottolineato - conclude Pesavento - Chiederemo al ministro una norma per l'uso sempre legittimo della forza se gli antagonisti non rimarranno almeno a 3 metri dalla forza pubblica».

«Non sappiamo più in che lingua dirlo, ma di certo non possiamo continuare ad operare in queste condizioni, nei servizi di ordine pubblico diventa sempre più problematico lavorare - ha aggiunto Luca Capalbo, segretario provinciale Fsp Polizia Padova - Non si può arrivare alla considerazione che i poliziotti operino come dei buttafuori da strada, bisogna eliminare il rischio del contatto fisico diretto, nella tutela di tutti. Occorre agire velocemente, lo denunciamo ormai disperatamente, l’evento drammatico che in queste condizioni è sempre dietro l’angolo per cambiare le cose. Ci piacerebbe non rimanere come poliziotti, orfani di quelle innovazioni tecniche e giuridiche senza le quali agire diventa sempre più pericoloso».

Ultimo aggiornamento: 18:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci